Assolta dopo un processo durato 20 anni: il Ministero risarcirà l'ex sindaca di Casamassima
Incredibile vicenda giudiziaria iniziata nel 2004
mercoledì 15 dicembre 2021
10.23
Venti anni, quarantaquattro udienze. Una odissea giudiziaria per l'ex sindaca di Casamassima Maria Paola Susca Bonerba che aveva rinunciato alla prescrizione nel procedimento che la vedeva coinvolta. Ora l'ex sindaca sarà risarcita così come disposto dalla prima sezione civile della Corte di Appello di Bari che ha condannato il Ministero della Giustizia a pagare alla ex sindaca un indennizzo pari a circa 15 mila euro «per irragionevole durata del processo penale».
La prima cittadina, eletta con una lista civica di centrosinistra, era stata denunciata nel gennaio 2000 da cinque consiglieri comunali e poi processata con altri 11 imputati, tra assessori, dirigenti e dipendenti comunali, accusati di falso e concussione per la retrodatazione di una delibera per l'accesso ad un finanziamento per lavori di ristrutturazione di una scuola elementare.
Il processo è cominciato nel 2004 con il rito del giudizio immediato. Il primo grado si è concluso (con l'assoluzione per quasi tutti i reati e la prescrizione per altri) nel 2015 dopo 39 udienze, il secondo grado nel febbraio 2020 dopo 5 udienze. Accogliendo il ricorso del difensore, l'avvocato Domenico Conticchio, il giudice delegato aveva già riconosciuto nei mesi scorsi un indennizzo pari a circa 6.500 euro, calcolando gli anni di «durata in eccesso» rispetto a quella di 5 anni prevista per due gradi di giudizio. La difesa ha presentato reclamo chiedendo di più. I giudici le hanno dato ragione per l'«angoscia, ansia, frustrazione e senso di umiliazione che derivano all'imputato che aneli a vedere proclamata la propria innocenza, stati psicologici da ritenersi vieppiù amplificati in un soggetto che rivesta una carica pubblica e sia perciò maggiormente esposto a vedere seguita dai mass media la propria vicenda giudiziaria». Hanno quindi riconosciuto alla ex sindaca un risarcimento di circa 14 mila euro.
La prima cittadina, eletta con una lista civica di centrosinistra, era stata denunciata nel gennaio 2000 da cinque consiglieri comunali e poi processata con altri 11 imputati, tra assessori, dirigenti e dipendenti comunali, accusati di falso e concussione per la retrodatazione di una delibera per l'accesso ad un finanziamento per lavori di ristrutturazione di una scuola elementare.
Il processo è cominciato nel 2004 con il rito del giudizio immediato. Il primo grado si è concluso (con l'assoluzione per quasi tutti i reati e la prescrizione per altri) nel 2015 dopo 39 udienze, il secondo grado nel febbraio 2020 dopo 5 udienze. Accogliendo il ricorso del difensore, l'avvocato Domenico Conticchio, il giudice delegato aveva già riconosciuto nei mesi scorsi un indennizzo pari a circa 6.500 euro, calcolando gli anni di «durata in eccesso» rispetto a quella di 5 anni prevista per due gradi di giudizio. La difesa ha presentato reclamo chiedendo di più. I giudici le hanno dato ragione per l'«angoscia, ansia, frustrazione e senso di umiliazione che derivano all'imputato che aneli a vedere proclamata la propria innocenza, stati psicologici da ritenersi vieppiù amplificati in un soggetto che rivesta una carica pubblica e sia perciò maggiormente esposto a vedere seguita dai mass media la propria vicenda giudiziaria». Hanno quindi riconosciuto alla ex sindaca un risarcimento di circa 14 mila euro.