C'era una volta la Fiera del Levante di Bari...
Dopo 75 anni la campionaria più importante del Mezzogiorno non si svolgerà. Le nostre riflessioni
sabato 11 settembre 2021
Non sarà il sabato della Fiera del Levante, come non solo la Puglia, ma tutta Italia era abituata a chiamarlo. Non ci sarà il Presidente del Consiglio in carica che "scenderà" a Bari per aprire, di fatto, la nuova stagione politica e industriale della nazione, dopo la pausa estiva.
Quest'anno la campionaria più importante del Mezzogiorno non si svolgerà, ufficialmente per l'incompatibilità di quella rassegna con un ospedale Covid allestito all'interno della vasta area pensata durante il fascismo ed ampliata nei decenni successivi. Dopo 75 anni - non accadeva dal 1946 - la Fiera del Levante non aprirà al pubblico.
Una triste decisione che affonda solo in parte le sue radici in una fase pandemica ancora in corso. La discesa della Fiera degli ultimi dieci-quindici anni era stata evidente e la crisi di diversi settori dell'economia nazionale ha fatto il resto. Sulla mala gestio quando presidente regionale era Nichi Vendola e sui mancati adeguamenti a ciò che i mercati volevano nel corso degli anni è difficile sorvolare, visti i continui dietrofront della politica sul destino di un'area invidiata da tanti in tutto il Paese, ma che ha bisogno di essere davvero ripensata.
Passata la fase emergenziale bisognerà prendere davvero in mano la situazione, evitando ogni demagogia di sorta, e provare a dare un senso alle grandi opere realizzate all'interno del quartiere fieristico tanto caro ad Araldo di Crollalanza.
Resta l'amarezza della gente comune (il green pass esiste e i vaccinati sono tanti) per un'edizione 2021 che avrebbe potuto tenersi come sta accadendo per altre manifestazioni, in totale sicurezza. Niente corsa al biglietto omaggio, niente treni e pullman carichi di visitatori dal Tavoliere e dal Salento, nessun operatore lucano, molisano o calabrese giungerà nel capoluogo pugliese per vendere la sua merce o i suoi servizi. Non vi saranno i bimbi con i palloncini e lo zucchero filato, nessuna coppia di sposi (in realtà vi sarà a novembre la fiera a loro dedicata) immaginerà un certo tipo di arredamento nella propria casa; non vi saranno nemmeno le migliaia di visitatori nel mitico padiglione delle nazioni, sempre tra i più gettonati, eppure prima spia di una campionaria in decadenza negli anni scorsi.
Passerà l'epidemia (si spera) e tornerà per i pugliesi, non solo per i baresi, la voglia di "farsi un giro alla Fiera", quella che apriva a settembre la stagione politica ed industriale della nazione ed era una enorme passerella a favore di telecamere lunga 10 giorni.
Passerà e dovremo riappropriarci di uno spazio troppo importante per la vita economica dell'intera regione.
Quest'anno la campionaria più importante del Mezzogiorno non si svolgerà, ufficialmente per l'incompatibilità di quella rassegna con un ospedale Covid allestito all'interno della vasta area pensata durante il fascismo ed ampliata nei decenni successivi. Dopo 75 anni - non accadeva dal 1946 - la Fiera del Levante non aprirà al pubblico.
Una triste decisione che affonda solo in parte le sue radici in una fase pandemica ancora in corso. La discesa della Fiera degli ultimi dieci-quindici anni era stata evidente e la crisi di diversi settori dell'economia nazionale ha fatto il resto. Sulla mala gestio quando presidente regionale era Nichi Vendola e sui mancati adeguamenti a ciò che i mercati volevano nel corso degli anni è difficile sorvolare, visti i continui dietrofront della politica sul destino di un'area invidiata da tanti in tutto il Paese, ma che ha bisogno di essere davvero ripensata.
Passata la fase emergenziale bisognerà prendere davvero in mano la situazione, evitando ogni demagogia di sorta, e provare a dare un senso alle grandi opere realizzate all'interno del quartiere fieristico tanto caro ad Araldo di Crollalanza.
Resta l'amarezza della gente comune (il green pass esiste e i vaccinati sono tanti) per un'edizione 2021 che avrebbe potuto tenersi come sta accadendo per altre manifestazioni, in totale sicurezza. Niente corsa al biglietto omaggio, niente treni e pullman carichi di visitatori dal Tavoliere e dal Salento, nessun operatore lucano, molisano o calabrese giungerà nel capoluogo pugliese per vendere la sua merce o i suoi servizi. Non vi saranno i bimbi con i palloncini e lo zucchero filato, nessuna coppia di sposi (in realtà vi sarà a novembre la fiera a loro dedicata) immaginerà un certo tipo di arredamento nella propria casa; non vi saranno nemmeno le migliaia di visitatori nel mitico padiglione delle nazioni, sempre tra i più gettonati, eppure prima spia di una campionaria in decadenza negli anni scorsi.
Passerà l'epidemia (si spera) e tornerà per i pugliesi, non solo per i baresi, la voglia di "farsi un giro alla Fiera", quella che apriva a settembre la stagione politica ed industriale della nazione ed era una enorme passerella a favore di telecamere lunga 10 giorni.
Passerà e dovremo riappropriarci di uno spazio troppo importante per la vita economica dell'intera regione.