Caso marò, chiesta archiviazione per Latorre e Girone
I PM: «Rispettarono le regole di ingaggio»
giovedì 9 dicembre 2021
16.34
I Pubblici ministeri di Roma hanno chiesto l'archiviazione nei confronti dei marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Secondo i magistrati, i due avrebbero agito rispettando le regole di ingaggio e convinti di essere sotto attacco di pirati.
La decisione dei PM di Roma non si pone in contrasto con il risarcimento alle vittime disposto dall'arbitrato dell'Aja, dal momento che il tribunale olandese aveva attribuito la giurisdizione penale sulla vicenda a Roma. I Pm hanno altresì riscontrato una serie di limiti procedurali tali da non consentire la richiesta di un processo nei confronti dei due marò come la non utilizzabilità, perché non ripetibili, degli accertamenti che erano stati svolti all'epoca dei fatti in India.
«Si tratta ad esempio - riferisce l'ANSA - delle autopsie sui due pescatori morti, i cui corpi sono stati cremati, o gli esami balistici svolti con regole che non sono quelle italiane. Per i magistrati italiani è un gap probatorio importante per la ricostruzione dei fatti. Stesso discorso vale per quanto riguarda "l'assunzione di testimonianze e carte" non sufficienti ad attribuire in modo univoco il fatto ai due indagati».
Nel motivare la richiesta di archiviazione, ora al vaglio del gip, i pm di piazzale Clodio sostengono, anche alla luce degli accertamenti tecnici, che i due marò hanno rispettato le regole di ingaggio. Sostanzialmente i marò quando hanno visto il barchino avvicinarsi a 90-100 metri alla nave Enrica Lexie hanno prima mostrato le armi, poi sparato in acqua. Latorre e Girone hanno pensato di essere sotto attacco di pirati, così come confermato dal personale indiano a bordo della nave sentito dagli inquirenti italiani.
La decisione dei PM di Roma non si pone in contrasto con il risarcimento alle vittime disposto dall'arbitrato dell'Aja, dal momento che il tribunale olandese aveva attribuito la giurisdizione penale sulla vicenda a Roma. I Pm hanno altresì riscontrato una serie di limiti procedurali tali da non consentire la richiesta di un processo nei confronti dei due marò come la non utilizzabilità, perché non ripetibili, degli accertamenti che erano stati svolti all'epoca dei fatti in India.
«Si tratta ad esempio - riferisce l'ANSA - delle autopsie sui due pescatori morti, i cui corpi sono stati cremati, o gli esami balistici svolti con regole che non sono quelle italiane. Per i magistrati italiani è un gap probatorio importante per la ricostruzione dei fatti. Stesso discorso vale per quanto riguarda "l'assunzione di testimonianze e carte" non sufficienti ad attribuire in modo univoco il fatto ai due indagati».
Nel motivare la richiesta di archiviazione, ora al vaglio del gip, i pm di piazzale Clodio sostengono, anche alla luce degli accertamenti tecnici, che i due marò hanno rispettato le regole di ingaggio. Sostanzialmente i marò quando hanno visto il barchino avvicinarsi a 90-100 metri alla nave Enrica Lexie hanno prima mostrato le armi, poi sparato in acqua. Latorre e Girone hanno pensato di essere sotto attacco di pirati, così come confermato dal personale indiano a bordo della nave sentito dagli inquirenti italiani.