Due autrici tarantine raccontano la parte segreta della Basilicata
Poesie e fotografie per narrare scorci nascosti
martedì 1 marzo 2022
12.56
È stato pubblicato per i tipi di Antonio Dellisanti Editore "24 Linee guida. Miraggi verticali ", un libro piccolo ma prezioso che esplora una parte segreta della Basilicata tra borghi antichi e rabatane, coniugando le fotografie scattate da Cristina de Vita e le poesie scritte da Silvana Pasanisi, con una preziosa nota introduttiva di Raffaele Nigro che, nell'introduzione, così si esprime: "Mi appassiona il viaggio avviato da Cristina de Vita e Silvana Pasanisi tra i centri storici lucani. Non panorami né cartoline sul silenzioso abbandono, ma ritagli di porte e dettagli accompagnati da versi avvolti in un ermetismo metafisico. Le finestre e le porte dunque come metafore di un mondo svanito". E ancora: "Cristina esalta con il suo obiettivo la vita del vicolo e spera ad ogni scatto che dietro una porta chiusa ci sia ancora qualche forma di vita. Silvana gli dà voce con la propria voce".
Tarantine entrambe le autrici: Cristina de Vita e Silvana Pasanisi, già presenti nel panorama letterario e culturale italiano da tempo.
La postfazione è stata curata dal giornalista Pasquale Dibenedetto, prezioso compagno di avventura e di sguardo, che evidenzia: "Del piccolo tour in Basilicata, compiuto insieme qualche anno fa, prima di "Matera capitale europea della cultura", affiora questo florilegio di porte (portoni, finestre e balconi), ritratte da Cristina de Vita, mai uguali l'una all'altra. Certo i paesini incantevoli, le strade sconnesse, i panorami mozzafiato, i percorsi a ostacoli, le rotte sbagliate, i boschi remoti, i calanchi, i percorsi avventura e quelli letterari, i borghi abbandonati, i bar deserti d'estate, le strade impervie. Tutto riaffiora. Ma sono state quelle porte, spesso 'sgarrupate', multicolore o senza alcun colore definito, ad attirare lo sguardo della macchina fotografica di Cristina. Nella loro immobilità rappresentano in qualche modo un richiamo a fermarci per un attimo. Una sospensione che si scioglie e si riverbera nelle immagini poetiche di Silvana Pasanisi".
Queste foto – afferma Cristina de Vita – rappresentano un viaggio fatto in compagnia: con Raffaele Licinio, Rocco Scotellaro, Raffaele Nigro, Isabella di Morra e Maria Padula e prima di loro Orazio, con il suo "Carpe diem, quam minimum credula postero (Assapora ogni istante, confidando il meno possibile nel domani)".
Ho voluto catturare sfumature e dettagli che i miei occhi hanno colto e registrato, in realtà ho fotografato non quello che vedevo ma quella che ero e che sono. Una parte viva di me stessa, colta a piene mani dalle poesie di Silvana Pasanisi che ha saputo, con garbo e leggerezza, donare significato ai miei scatti restituendo loro la voce che ognuno di noi porta dentro di sé.
Quando Cristina – prosegue Silvana Pasanisi – a cui mi legano decenni di storie comuni, molteplici assonanze e vicinanza reale, mi ha parlato di questa mostra, portando alla luce questi suoi scatti in terra di Basilicata, la mia prima sensazione è stata quella di voler restituire voce all'anima muta delle immagini che la stessa Cristina aveva fermato. Per sempre. In quel "per sempre" mancavano le parole che, in misura prepotente e anche inopportuna, mi sono arrogata il diritto di restituire. Le 24 linee guida sono aperture possibili, la storia dei luoghi, le porte sono le feritoie che delimitano quello che è dentro da quello che è fuori. Con questa operazione editoriale abbiamo voluto dare nobiltà alla lentezza dello sguardo e al significato del tempo, salvando la ricchezza di paesaggi ricchi d'incanto.
Tarantine entrambe le autrici: Cristina de Vita e Silvana Pasanisi, già presenti nel panorama letterario e culturale italiano da tempo.
La postfazione è stata curata dal giornalista Pasquale Dibenedetto, prezioso compagno di avventura e di sguardo, che evidenzia: "Del piccolo tour in Basilicata, compiuto insieme qualche anno fa, prima di "Matera capitale europea della cultura", affiora questo florilegio di porte (portoni, finestre e balconi), ritratte da Cristina de Vita, mai uguali l'una all'altra. Certo i paesini incantevoli, le strade sconnesse, i panorami mozzafiato, i percorsi a ostacoli, le rotte sbagliate, i boschi remoti, i calanchi, i percorsi avventura e quelli letterari, i borghi abbandonati, i bar deserti d'estate, le strade impervie. Tutto riaffiora. Ma sono state quelle porte, spesso 'sgarrupate', multicolore o senza alcun colore definito, ad attirare lo sguardo della macchina fotografica di Cristina. Nella loro immobilità rappresentano in qualche modo un richiamo a fermarci per un attimo. Una sospensione che si scioglie e si riverbera nelle immagini poetiche di Silvana Pasanisi".
Queste foto – afferma Cristina de Vita – rappresentano un viaggio fatto in compagnia: con Raffaele Licinio, Rocco Scotellaro, Raffaele Nigro, Isabella di Morra e Maria Padula e prima di loro Orazio, con il suo "Carpe diem, quam minimum credula postero (Assapora ogni istante, confidando il meno possibile nel domani)".
Ho voluto catturare sfumature e dettagli che i miei occhi hanno colto e registrato, in realtà ho fotografato non quello che vedevo ma quella che ero e che sono. Una parte viva di me stessa, colta a piene mani dalle poesie di Silvana Pasanisi che ha saputo, con garbo e leggerezza, donare significato ai miei scatti restituendo loro la voce che ognuno di noi porta dentro di sé.
Quando Cristina – prosegue Silvana Pasanisi – a cui mi legano decenni di storie comuni, molteplici assonanze e vicinanza reale, mi ha parlato di questa mostra, portando alla luce questi suoi scatti in terra di Basilicata, la mia prima sensazione è stata quella di voler restituire voce all'anima muta delle immagini che la stessa Cristina aveva fermato. Per sempre. In quel "per sempre" mancavano le parole che, in misura prepotente e anche inopportuna, mi sono arrogata il diritto di restituire. Le 24 linee guida sono aperture possibili, la storia dei luoghi, le porte sono le feritoie che delimitano quello che è dentro da quello che è fuori. Con questa operazione editoriale abbiamo voluto dare nobiltà alla lentezza dello sguardo e al significato del tempo, salvando la ricchezza di paesaggi ricchi d'incanto.