La Ugl Salute Puglia bacchetta la Regione

Dal sindacato: «No a discriminazioni tra strutture riabilitative territoriali in tema di incremento tariffe delle prestazioni»

giovedì 18 novembre 2021
«No alle discriminazioni tra le strutture riabilitative territoriali, in tema di incremento delle tariffe delle prestazioni».

Lo ha scritto nei giorni scorsi, in una nota inviata al direttore del Dipartimento salute della Regione Puglia, Vito Montanaro, il segretario regionale della federazione Ugl Salute, Giuseppe Mesto. La presa di posizione del sindacato è scaturita dopo la stipula di un accordo tra l'Amministrazione regionale e le associazioni datoriali, che stabilisce l'incremento "a tempo" del 7%, con un aumento del 5% dei tetti di spesa solo per i centri che applicano il contratto Aiop - Aris 8 ottobre 2021.

«È assurdo che erogatori del medesimo servizio vengano trattati in modo diverso in base al contratto collettivo nazionale del lavoro che applicano - tuona Mesto -. Siamo pienamente favorevoli all'aumento del 7% per tutti, ma come Ugl non possiamo accettare affatto l'ulteriore riconoscimento che discrimina chi applica un accordo in attesa di rinnovo come Aiop Rsa o Aris Rsa e Cdr. Solo quando si avrà un allineamento tra tutti i contratti aggiornati, allora si potrà pensare di riconoscere un quid in più. Al contrario, riteniamo giusto che la Regione riconosca il 50% del costo del nuovo contratto collettivo alle realtà aziendali che già lo hanno adottato, in linea con quanto effettivamente sancito dalla Conferenza Stato Regioni. Per noi non ci sono strutture di serie A ed altre di serie B e ci auguriamo che anche la Regione comprenda questo spirito, con la revoca dell'intesa. Chiediamo inoltre al dipartimento salute - conclude il segretario regionale della Ugl Salute Puglia - di coinvolgere il sindacato per quanto riguarda la rideterminazione tariffaria conseguente la revisione o l'attuazione dei regolamenti regionali. Si tratta di argomenti inerenti l'accreditamento istituzionale e la definizione dei requisiti organizzativi, che non solo a nostro avviso dovrebbero vedere al tavolo di confronto il sindacato, ma anche gli ordini professionali interessati».