Lupara bianca a Canosa, così uccidevano e facevano sparire i cadaveri

Efferati i delitti commessi da otto soggetti arrestati questa mattina, l'indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Bari

mercoledì 17 novembre 2021 17.14
A cura di La Redazione
Tre episodi delittuosi che hanno portato a quattro morti, i cui cadaveri non sono mai stati ritrovati. Queste vicende, efferate, sono alla base dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Bari, su richiesta di questa Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di otto persone.

Si tratta di Daniele e Pasquale Boccuto di 41 e 30 anni, Cosimo Damiano Campanella di 80 anni e il nipote omonimo di 39 anni, Sabino Carbone di 40 anni, Marco Di Gennaro di 30 anni, Claudio Pellegrino di 33 anni e Cosimo Zagaria di 37 anni, tutti di Canosa di Puglia.

I fatti contestati riguardano gli omicidi di D'Ambra Sabino cl.'76, avvenuto in Canosa di Puglia il 14 gennaio 2010, di Vassalli Giuseppe, cl.'89, avvenuto in Canosa di Puglia il 18 agosto 2015, Sasso Sabino cl.'82 e Sorrenti Alessandro cl.'77, avvenuti in Canosa di Puglia e Minervino Murge il 1° dicembre 2003. Le vittime sono state tutte attirate con l'inganno nelle campagne dei comuni del nord barese, di Canosa di Puglia e Minervino Murge, per essere poi uccise a colpi di pistola. I loro corpi venivano poi dati alle fiamme e le ossa rimanenti, stando a quanto dichiarato da collaboratori di giustizia, gettate nelle gravine tra Minervino e Canosa. In un caso, ad una delle vittime venne anche fracassato il volto con un masso. Tutte le vittime prima di essere uccise, inoltre, venivano pestate. Nel caso di Giuseppe Vassalli, venne colpito con diversi calci all'addome nonostante gli aggressori sapessero che aveva subito un trapianto di fegato. Per quanto riguarda sempre il Vassalli, tra i moventi del delitto anche quello passionale, dato che frequentava la ex ragazza di Zagaria. Quest'ultimo aveva diverse volte, dal carcere, inviato lettere di minaccia alla ragazza, e durante l'omicidio aveva anche espresso il desiderio di evirare la vittima, evento non accaduto solo per la paura di lasciare tracce e prove della propria colpevolezza.

I destinatari del provvedimento cautelare, pregiudicati, sono indagati, a vario titolo, dei reati di omicidio premeditato, in concorso, aggravato, violazione della legge sulle armi e delle misure di prevenzione, distruzione di cadavere, violenza e minaccia a pubblico ufficiale in concorso, estorsione aggravata. Per tutti i reati descritti è stata altresì contestata l'aggravante mafiosa.

Oltre agli omicidi, gli accusati sono ritenuti colpevoli di violenza e minaccia usata nei confronti di un ufficiale di polizia giudiziaria, all'epoca dei fatti in servizio presso il commissariato di Canosa di Puglia, realizzata il 7 agosto 2014 attraverso l'esplosione di numerosi colpi d'arma da fuoco all'indirizzo dell'autovettura a lui in uso, parcheggiata nei pressi di quell'Ufficio di Polizia; ed infine l'estorsione commessa ai danni di alcuni addetti di un luna park itinerante, allestito per la festa patronale, costretti a corrispondere la somma di 2000 euro a titolo di "protezione" ed a seguito di un'azione intimidatoria, consistita nell'esplosione di ben 53 colpi di fucile mitragliatore tipo kalashnikov, all'indirizzo di attrazioni ludiche, automezzi e roulotte dei giostrai.

Le indagini, coordinate da questa Direzione Distrettuale Antimafia e delegate alla Squadra Mobile della Questura di Bari e al commissariato di Canosa di Puglia, corroborate da attività tecniche ed escussioni testimoniali e sviluppate a seguito anche delle dichiarazioni accusatorie di alcuni collaboratori di Giustizia, hanno consentito di dare una articolata lettura unitaria dei risultati investigativi, delineandone il comune filo conduttore, legato al controllo delle attività illecite, principalmente al traffico di sostanze stupefacenti ed ai fenomeni estorsivi, nel territorio canosino.