Maxi-operazione dei Carabinieri a Taranto e Brindisi: 15 arresti
Associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga e a detenzione di armi
martedì 4 ottobre 2022
10.53
I carabinieri del Ros hanno notificato nelle province di Taranto e Brindisi un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Lecce su richiesta del pm Milto Stefano De Nozza della Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di 15 persone accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi e munizioni.
Il presunto sodalizio, che farebbe riferimento al gruppo dei Lucchese, avrebbe operato sul territorio di San Giorgio Jonico (Taranto) e dei comuni limitrofi. A quanto si è appreso, tra gli indagati ci sono due agenti di polizia penitenziaria e un ex maresciallo dei carabinieri. All'operazione hanno partecipato anche i carabinieri dei comandi provinciali di Taranto e Brindisi, del sesto Elinucleo di Bari, del Nucleo Cinofili di Modugno (Bari) e dello Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori Puglia.
Si tratta di una prosecuzione dell'indagine denominata 'Taros', contro il clan di Pulsano (Taranto) guidato da Maurizio Agosta, che nel marzo del 2021 portò a 16 arresti: nel processo con rito abbreviato sono state poi condannate 22 persone con il riconoscimento dell'associazione mafiosa (erano contestati inoltre i reati di traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, detenzione illegale di armi e lo scambio elettorale politico mafioso).
L'attività investigativa è stata supportata dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia già legato alla cosca della 'ndrangheta 'Flachi-Trovato-Schettini' operante in Lombardia. Il gruppo Lucchese, che sarebbe stato guidato da un 48enne di San Giorgio Jonico, era dedito - secondo l'accusa - al traffico e allo spaccio di stupefacenti in una vasta area della provincia di Taranto ed esercitava un controllo pressoché monopolistico del mercato illecito della droga. L'approvvigionamento avveniva attraverso una rete di fornitori attiva anche nelle province di Brindisi e Lecce. "Elementi indicativi della forza infiltrativa del sodalizio e delle capacità di condizionamento esercitata dal gruppo Lucchese sul territorio - si evidenzia in una nota dei carabinieri - emergerebbero dalla rete di relazioni che l'organizzazione era riuscita a costruirsi che coinvolgeva anche appartenenti alle istituzioni, i quali, in vario modo, avrebbero favorito i sodali".
Il presunto sodalizio, che farebbe riferimento al gruppo dei Lucchese, avrebbe operato sul territorio di San Giorgio Jonico (Taranto) e dei comuni limitrofi. A quanto si è appreso, tra gli indagati ci sono due agenti di polizia penitenziaria e un ex maresciallo dei carabinieri. All'operazione hanno partecipato anche i carabinieri dei comandi provinciali di Taranto e Brindisi, del sesto Elinucleo di Bari, del Nucleo Cinofili di Modugno (Bari) e dello Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori Puglia.
Si tratta di una prosecuzione dell'indagine denominata 'Taros', contro il clan di Pulsano (Taranto) guidato da Maurizio Agosta, che nel marzo del 2021 portò a 16 arresti: nel processo con rito abbreviato sono state poi condannate 22 persone con il riconoscimento dell'associazione mafiosa (erano contestati inoltre i reati di traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, detenzione illegale di armi e lo scambio elettorale politico mafioso).
L'attività investigativa è stata supportata dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia già legato alla cosca della 'ndrangheta 'Flachi-Trovato-Schettini' operante in Lombardia. Il gruppo Lucchese, che sarebbe stato guidato da un 48enne di San Giorgio Jonico, era dedito - secondo l'accusa - al traffico e allo spaccio di stupefacenti in una vasta area della provincia di Taranto ed esercitava un controllo pressoché monopolistico del mercato illecito della droga. L'approvvigionamento avveniva attraverso una rete di fornitori attiva anche nelle province di Brindisi e Lecce. "Elementi indicativi della forza infiltrativa del sodalizio e delle capacità di condizionamento esercitata dal gruppo Lucchese sul territorio - si evidenzia in una nota dei carabinieri - emergerebbero dalla rete di relazioni che l'organizzazione era riuscita a costruirsi che coinvolgeva anche appartenenti alle istituzioni, i quali, in vario modo, avrebbero favorito i sodali".