Nichi Vendola in piazza a Bari: «No al civismo che puzza di trasformismo»
L'ex presidente intervenuto a sorpresa sul palco del Pride ha tracciato un quadro della situazione politica attuale
domenica 24 ottobre 2021
9.26
«Il civismo non è andare oltre destra e sinistra, e allargarsi a tutti. Il civismo significa un'altra cosa, sono movimenti municipali o cittadini che si impegnano in battaglie civiche e che a un certo punto possono scendere in campo nelle elezioni. Il civismo non può essere le liste civetta dei saltabandiera, di quelli che si riciclano. Non lo dico in polemica con Emiliano, ma se il civismo puzza di trasformismo non va più bene. Il trasformismo è una minaccia per la qualità della politica. Difendiamo il civismo dal trasformismo, la buona politica, dalla cattiva politica». Con queste parole, dichiarate a margine della manifestazione del Bari Pride, l'ex presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, commenta le ultime uscite di Michele Emiliano.
E in merito agli ultimi accadimenti del paese, alle proteste di piazza e all'assalto alla Cgil a Roma aggiunge: «Credo che ci sia stata una lunga sottovalutazione dei fenomeni eversivi dell'estrema destra. La destra neofascista è tornata a colpire i simboli che ha sempre colpito, i simboli del mondo del lavoro. Il fascismo è nato come organizzazione, da parte degli agrari e degli industriali, delle squadracce che dovevano bloccare la crescita del movimento operaio contadino nella rivendicazione dei diritti. Colpire la Cgil significa tornare nel luogo del delitto iniziale del fascismo, non si può più sottovalutare questo. L'Italia è nata rompendo con questa brutta storia. La politica come violenza, come odio, come razzismo, come antisemitismo dovrebbero e devono essere proibite. La politica deve essere confronto anche duro tra le idee, ma nel pluralismo non è compresa l'opzione della violenza politica».
«Nella politica oggi assistiamo ad un affievolirsi della memoria - conclude Vendola - problema non solo della politica, ma della società. Il tema vero credo sia quello di spingere le agenzie educative a lavorare in maniera più sistematica sulla storia italiana, sulla storia europea. Non si può avere una gioventù che non prenda coscienza del fatto che 100 anni fa è nato un fenomeno che ha prodotto non solo una guerra mondiale, ma ha prodotto i campi di sterminio, le leggi razziali. Abbiamo necessità di conoscere, non per un debito con il passato, ma per un debito con il futuro. L'esercizio della memoria è la bussola che ci serve per il presente».
E in merito agli ultimi accadimenti del paese, alle proteste di piazza e all'assalto alla Cgil a Roma aggiunge: «Credo che ci sia stata una lunga sottovalutazione dei fenomeni eversivi dell'estrema destra. La destra neofascista è tornata a colpire i simboli che ha sempre colpito, i simboli del mondo del lavoro. Il fascismo è nato come organizzazione, da parte degli agrari e degli industriali, delle squadracce che dovevano bloccare la crescita del movimento operaio contadino nella rivendicazione dei diritti. Colpire la Cgil significa tornare nel luogo del delitto iniziale del fascismo, non si può più sottovalutare questo. L'Italia è nata rompendo con questa brutta storia. La politica come violenza, come odio, come razzismo, come antisemitismo dovrebbero e devono essere proibite. La politica deve essere confronto anche duro tra le idee, ma nel pluralismo non è compresa l'opzione della violenza politica».
«Nella politica oggi assistiamo ad un affievolirsi della memoria - conclude Vendola - problema non solo della politica, ma della società. Il tema vero credo sia quello di spingere le agenzie educative a lavorare in maniera più sistematica sulla storia italiana, sulla storia europea. Non si può avere una gioventù che non prenda coscienza del fatto che 100 anni fa è nato un fenomeno che ha prodotto non solo una guerra mondiale, ma ha prodotto i campi di sterminio, le leggi razziali. Abbiamo necessità di conoscere, non per un debito con il passato, ma per un debito con il futuro. L'esercizio della memoria è la bussola che ci serve per il presente».