Serie C, crisi ormai irreversibile per il Taranto: cosa può succede ora

Quando, oltre alla mortificazione di una città e di una tifoseria, si rischia seriamente di falsare un campionato

mercoledì 5 febbraio 2025 10.50
A cura di Cosimo Campanella
Cinque gol presi ad Altamura, altrettanti dal Catania in una delle ultime partite disputate allo "Iacovone" (già, lo "Iacovone"…), e altri sei presi dalla Casertana alla "Nuovarredo Arena" di Francavilla Fontana. Tre pesantissime scoppole sparse tra altre sconfitte più o meno indegne.

Indegne, si badi bene, non certo per i volenterosi ragazzi che scendono in campo con la gloriosa maglia rossoblu con il celebre logo del delfino avvinghiato a un tridente. In questo, come in tanti altri casi purtroppo molto diffusi nel cosiddetto "calcio minore", a questi ragazzi andrebbe detto solo grazie, se non altro per il fatto che ogni domenica si prestano con passione ad una sorta di farsa sportiva che, oltre a mortificare più di quanto già non lo sia una tifoseria e un'intera città, rischia serissimamente di falsare un intero campionato, finendo con l'attribuire alla Taranto calcistica una ulteriore etichetta negativa.

Tutto questo come se già non bastasse la logorante (soprattutto per i tifosi) e poco edificante partita a tre che da mesi ormai si disputa nella città dei due mari tra il Comune, per l'arcinota questione riguardante lo stadio e i Giochi del Mediterraneo del 2026, il presidente dimissionario Massimo Giove e l'ormai famigerato gruppo APEX Capital Global LLC di Mark Campbell con le sue allo stato fantomatiche offerte d'acquisto. Il rischio, come già detto, di falsare in maniera piuttosto seria il campionato sta nei fatti e nei numeri, con 13 punti conquistati sul campo quando il Taranto aveva ancora le sembianze di una squadra.

13 punti che vanno dal pareggio sostanzialmente ininfluente ottenuto dai rossoblu con la Turris (altra squadra in serissime difficoltà economiche e virtualmente retrocessa), ai pareggi contro Latina, Sorrento e Trapani che, uniti alla sconfitta del Picerno allo Iacovone, rischiano di influire non poco nei piazzamenti finali in zona playoff e playout, alle due pesantissime vittorie conquistate dai rossoblu contro Audace Cerignola ed Avellino che, vista la situazione di grande equilibrio ai vertici della classifica del girone C di Serie C, rischiano di condizionare in maniera piuttosto evidente l'esito finale della lotta per la promozione diretta in Serie B.
Che dire, uno scenario davvero poco consono ad un campionato di Terza divisione nazionale che si rispetti, e che purtroppo non solo non è per niente inedito, ma che negli anni ha spesso avuto esiti diversi, quando non diametralmente opposti, come ad esempio nei casi del Quartu Sant'Elena nella stagione di C/2 1983/84, e dell'Arezzo nella stagione di C/1 1992/93, con entrambe le squadre escluse a campionato in corso. E poi si pensi al caso a noi più vicino , e se vogliamo più clamoroso: quello del Brindisi nella stagione di Serie C/1 1989/90. Una squadra partita con dichiarate ambizioni di Serie B dopo il brillantissimo quinto posto nella stagione precedente con mister Giancarlo Ansaloni, e dopo un girone d'andata condotto nelle posizioni di vertice, subisce la messa in mora per mancati pagamenti degli stipendi da praticamente tutti componenti della rosa. Una situazione alla quale, proprio come accade oggi al Taranto, seguì una raffica di rescissioni contrattuali, con il povero mister Pippi Leo (subentrato al dimissionario Salvatore Di Somma) costretto a schierare elementi primavera e juniores, ai quali poi si aggiunsero alcuni tra i titolari iniziali, con l'unico risultato di provare ad ammorbidire un'agonia annunciata che poi culminò nella sconfitta nello spareggio salvezza contro il Campania-Puteolana.
Citiamo questi precedenti grosso modo analoghi a quelli del Taranto attuale, sia per evidenziare gli esiti differenti (ma pur sempre sportivamente drammatici), sia soprattutto per evidenziare una volta ancora quanto nulla sia cambiato (anzi…) negli anni a livello di gestione economica del cosiddetto "calcio minore", in un panorama calcistico nazionale oramai sempre più autoreferenziale che continua a eleggere e rieleggere ai propri vertici sempre le stesse figure da anni, con l'ovvio risultato di mantenere sostanzialmente inalterati poltrone e problemi come quelli che oggi mortificano e affliggono il Taranto, ma che ciclicamente colpiscono e continueranno a colpire a turno un po' tutte le piazze del cosiddetto "calcio minore". Perché, calcisticamente parlando, siamo tutti noi. Non è vuota retorica, sono fatti. O davvero credete sia un caso se negli ultimi anni - limitandoci alla sola Puglia - sia Lecce l'unica città-capoluogo (figurarsi le altre) a non aver ancora visto fallire o radiare la propria squadra di calcio?