Soldi in cambio di farmaci, condannato l'ex oncologo. Dovrà risarcire il Giovanni Paolo II
L'accusa è di concussione, per aver raggirato 16 pazienti in stato terminale. Delle Donne: «Resta il dolore»
mercoledì 26 ottobre 2022
11.50
Il Tribunale di Bari ha condannato a nove anni di reclusione l'oncologo barese Giuseppe Rizzi, 66enne, ex dirigente medico dell'Istituto Tumori Giovanni Paolo II di Bari. L'accusa è di concussione per aver raggirato 16 pazienti terminali.
Il professionista, che fu subito licenziato per motivi disciplinari dal Giovanni Paolo II si sarebbe fatto pagare, secondo gli inquirenti e l'accusa, fino 7mila euro per ogni iniezione di un farmaco che diceva "miracoloso", dando così ai malati false speranze di guarigione e costringendoli a pagare centinaia di migliaia di euro (oltre 2,5 milioni in totale per dieci anni) per prestazioni sanitarie alle quali i pazienti avevano diritto gratuitamente.
Rizzi è agli arresti domiciliari dal maggio 2021; l'uomo avrebbe agito con la complicità della compagna co-imputata, l'avvocatessa Maria Antonietta Sancipriani, che - come ricostruisce l'agenzia Ansa - gestiva un Caf a Bari adibito all'occorrenza abusivamente ad ambulatorio medico. La donna, è stata giudicata insieme al marito con rito abbreviato, e per lei la condanna in primo grado è di 5 anni e sei mesi. Il pm Marcello Quercia aveva chiesto 10 anni per il medico e quattro per la moglie.
Entrambi sono stati interdetti in perpetuo dai pubblici uffici; per Rizzi è stata disposta l'estinzione del rapporto di lavoro con l'amministrazione di provenienza. Marito e moglie sono stati inoltre condannati a pagare, in solido, la provvisionale a titolo di risarcimento alle 13 parti civili per complessivi 329mila euro. Di questi, 30mila euro all'Oncologico, 10mila all'Ordine dei medici e la restante parte ad 11 pazienti. Ulteriore riparazione del danno potrà essere chiesta dalle parti in sede civile.
«Una vicenda tristissima, di cui non avremmo voluto più parlare. È giusto tuttavia che si sappia che il Tribunale di Bari ha riconosciuto al nostro Istituto che si è costituto parte civile una provvisionale per i danni subiti e che stiamo valutando la possibilità di un'azione giudiziaria ad hoc per il danno d'immagine che le condotte di Rizzi hanno generato, oscurando il lavoro prezioso, indefesso e soprattutto onesto del personale in servizio all'oncologico di Bari». Lo afferma Alessandro Delle Donne, direttore generale dell'Istituto tumori "Giovanni Paolo II di Bari", istituto di ricovero e cura a carattere scientifico, a seguito della condanna in primo grado a 9 anni di reclusione inflitta all'ex oncologo Giuseppe Rizzi.
«Questa sentenza – continua Delle Donne – rafforza la stima e la fiducia che questo Istituto nutre nei confronti delle forze dell'ordine, dei Carabinieri e della magistratura a cui, senza alcun indugio, avevamo segnalato i comportamenti di Rizzi che avevano già determinato il licenziamento disciplinare senza preavviso mesi prima dell'arresto. Oggi, di questa vicenda, ci resta il dolore e la vicinanza ai pazienti e ai familiari coinvolti nei fatti».
Il professionista, che fu subito licenziato per motivi disciplinari dal Giovanni Paolo II si sarebbe fatto pagare, secondo gli inquirenti e l'accusa, fino 7mila euro per ogni iniezione di un farmaco che diceva "miracoloso", dando così ai malati false speranze di guarigione e costringendoli a pagare centinaia di migliaia di euro (oltre 2,5 milioni in totale per dieci anni) per prestazioni sanitarie alle quali i pazienti avevano diritto gratuitamente.
Rizzi è agli arresti domiciliari dal maggio 2021; l'uomo avrebbe agito con la complicità della compagna co-imputata, l'avvocatessa Maria Antonietta Sancipriani, che - come ricostruisce l'agenzia Ansa - gestiva un Caf a Bari adibito all'occorrenza abusivamente ad ambulatorio medico. La donna, è stata giudicata insieme al marito con rito abbreviato, e per lei la condanna in primo grado è di 5 anni e sei mesi. Il pm Marcello Quercia aveva chiesto 10 anni per il medico e quattro per la moglie.
Entrambi sono stati interdetti in perpetuo dai pubblici uffici; per Rizzi è stata disposta l'estinzione del rapporto di lavoro con l'amministrazione di provenienza. Marito e moglie sono stati inoltre condannati a pagare, in solido, la provvisionale a titolo di risarcimento alle 13 parti civili per complessivi 329mila euro. Di questi, 30mila euro all'Oncologico, 10mila all'Ordine dei medici e la restante parte ad 11 pazienti. Ulteriore riparazione del danno potrà essere chiesta dalle parti in sede civile.
«Una vicenda tristissima, di cui non avremmo voluto più parlare. È giusto tuttavia che si sappia che il Tribunale di Bari ha riconosciuto al nostro Istituto che si è costituto parte civile una provvisionale per i danni subiti e che stiamo valutando la possibilità di un'azione giudiziaria ad hoc per il danno d'immagine che le condotte di Rizzi hanno generato, oscurando il lavoro prezioso, indefesso e soprattutto onesto del personale in servizio all'oncologico di Bari». Lo afferma Alessandro Delle Donne, direttore generale dell'Istituto tumori "Giovanni Paolo II di Bari", istituto di ricovero e cura a carattere scientifico, a seguito della condanna in primo grado a 9 anni di reclusione inflitta all'ex oncologo Giuseppe Rizzi.
«Questa sentenza – continua Delle Donne – rafforza la stima e la fiducia che questo Istituto nutre nei confronti delle forze dell'ordine, dei Carabinieri e della magistratura a cui, senza alcun indugio, avevamo segnalato i comportamenti di Rizzi che avevano già determinato il licenziamento disciplinare senza preavviso mesi prima dell'arresto. Oggi, di questa vicenda, ci resta il dolore e la vicinanza ai pazienti e ai familiari coinvolti nei fatti».