Sposo accoltellato prima del matrimonio a Corato: assolto il fratello 47enne

L'uomo, che non era stato invitato, era agli arresti domiciliari, ma per il Tribunale di Trani «non ha commesso il fatto»

lunedì 29 aprile 2024 12.50
Non fu lui, un 47enne di Corato, a tentare di uccidere suo fratello 36enne pronto a salire sull'altare per coronare il giorno più bello della sua vita in una lite causata da un mancato invito al matrimonio. L'ha deciso il collegio del Tribunale di Trani (presidente Rossella Volpe) che lo ha assolto «per non aver commesso il fatto».

L'accusa che nel luglio del 2022 gli costò l'arresto - con lui, anche suo figlio di 21 anni, giudicato con il rito abbreviato - e poi il processo era di tentato omicidio in concorso. Al termine del dibattimento, la pubblica accusa, rappresentata in aula dal pubblico ministero Francesco Tosto, aveva chiesto la condanna a 8 anni e 6 mesi di reclusione, ma il collegio giudicante ha accolto la tesi della difesa, sostenuta dall'avvocato Alessandro Faggiani, assolvendo l'uomo con formula piena.

I fatti risalgono al 1 luglio 2022, quando per screzi montati in ambito familiare, catalogati come «futili motivi» - alla base del fatto, la presunta vendetta dell'uomo non invitato alle nozze -, il 47enne si presentò vicino all'abitazione del fratello minore, in via Eschilo: il 36enne, una volta aperta la porta di casa, scese in strada e la tensione salì. Un litigio come tanti altri. Con la differenza che dalle parole si passò alle vie di fatto, e poi alla violenza. Cieca. La discussione subito degenerò.

Il 21enne, incitato dal padre con frasi del tipo «daglieli forte a tutte e due», avrebbe sferrato prima un fendente all'indirizzo dello zio, colpendolo al fianco, e poi al futuro cognato della vittima, colpevole di avere fatto da paciere: fu colpito con ben tre coltellate alla schiena che gli perforarono il polmone destro. Questione di millimetri e gli effetti sarebbero stati altri. I due feriti, soccorsi dal 118 e portati al Policlinico di Bari e al Bonomo di Andria, furono ricoverati in gravi condizioni.

Dopo l'iniziale ricovero in prognosi riservata, le loro condizioni migliorarono, mentre le rapide indagini dei Carabinieri della Compagnia di Molfetta consentirono di ricostruire la dinamica dei fatti e di raccogliere «gravi indizi di colpevolezza» sul conto dei due indagati. Poco prima del litigio fu data alle fiamme l'auto del padre della futura sposa, al termine della serenata organizzata dal 34enne davanti casa della donna, su cui, però, al momento non sono state accertate responsabilità.

Intorno alle 2 di notte, infine, sarebbe scoppiata la lite in strada culminata nel duplice accoltellamento, avvenuto proprio a poche ore dal matrimonio del 36enne. Il 47enne finì in carcere e infine agli arresti domiciliari, ma nessuna accusa ha retto nel processo. Le motivazioni della sentenza saranno rese note in 90 giorni.