Attualità
In Puglia nasce Vera Wise, l’umana digitale che parla alla generazione Z
Un’idea dell'agenzia barese Kabum Film Experience, pronta a evolversi e adattarsi come personaggio transmediale
Puglia - mercoledì 4 gennaio 2023
14.36
La prima umana digitale pugliese porta il nome di Vera Wise e la firma di "Kabum Film Experience", l'attività barese fondata dai creativi Teresa Romano e Marco Testini e che vede Maria Luisa Dadduzio nei panni di account manager.
Il progetto di Vera nasce il 26 settembre 2022, ma è una storia tutta da scrivere che porta con sé una ventata di innovazione. Abbiamo incontrato Marco, Teresa e Maria Luisa per approfondire la nascita di Vera e il suo messaggio.
Come nasce l'idea di Vera Wise?
«Il nostro recente passato come artisti nell'arte contemporanea, che ci ha visto partecipare a mostre fino al 2013, ci ha portato a un passo successivo: dedicarci all'arte applicata per creare video in 3D e animazione. L'anno scorso abbiamo sentito l'esigenza di creare un progetto tutto nostro, così abbiamo pensato di creare una persona che non esiste e di farla vivere sui social. È una pura operazione artistica con cui vogliamo diffondere valori. Allo stesso modo in cui un regista gira il suo film e un scrittore pubblica il suo libro, anche noi abbiamo scelto la computer grafica come mezzo per esprimerci. Del resto, si tratta di un filone già ben avviato nel mondo dei videogiochi e degli avatar. Abbiamo cavalcato quest'onda per creare qualcuno che potesse essere vicino alla generazione Z e comunicare con i giovani».
Come descrivete Vera?
«Vera è un personaggio autoironico, transmediale, fluido, capace di adattarsi a tante forme di storytelling. La immaginiamo a cinema, in film o cortometraggi, ma anche nelle esperienze immersive e di VR (Virtual Reality). Vera nasce come fotografa autoritrattista, ma le piace dilettarsi anche come modella. L'avatar di Vera è più stilizzato rispetto a come si presenta la sua versione fotorealistica, che è quella originale, a cui abbiamo lavorato in quattro per ben quattro mesi. Noi abbiamo tanti spunti per la sua evoluzione. Aspettiamo però che sia il corso degli eventi a decidere cosà potrà diventare. Potrà essere ciò che vuole, nel rispetto della sua identità, non vogliamo snaturarla. Ha il compito di divulgare in maniera etica l'utilizzo dell'intelligenza artificiale. Abbiamo specificato subito anche il suo orientamento sessuale: Vera è lesbica e non lo nasconde. Ha anche dei segni particolari: un neo e un QR Code sul braccio sinistro, che permetterà agli utenti di accedere al suo mondo privato, fatto di ricordi che sono un ponte tra il mondo umano e quello digitale».
Qual è stata la reazione al vostro progetto sul web e sui social?
«Ci fanno sorridere i direct messages che le arrivano su Instagram. Alcuni utenti hanno scritto a Vera per chiederle se sapesse ballare la pizzica o se sapesse preparare le orecchiette. Le arrivano persino messaggi di buongiorno e di buonanotte. Non mancano neanche avances e complimenti: Vera è esposta a commenti come tutte le donne sul web. C'è persino chi ha pensato che Vera sia un catfish, ossia una persona che finge di essere qualcun altro. Noi invitiamo sempre gli utenti a considerare Vera per ciò che è, stando al gioco, senza prenderla troppo sul serio».
Qualche curiosità legata a Vera?
«Con Vera abbiamo persino usato l'astrologia in modo creativo, per definirne il carattere. Le abbiamo dato una data e un'ora di nascita, che coincide con il momento in cui abbiamo scelto il suo nome, alle 02:22 di notte».
Come immaginate il suo futuro?
«Il futuro di Vera è tutto da scrivere. Stiamo pensando di partecipare a bandi che ci darebbero la possibilità di sviluppare altre caratteristiche. Vorremmo renderla indipendente e se ci saranno collaborazioni commerciali da farle svolgere, ben venga. L'obiettivo del 2023 è organizzare una mostra in cui esporre i suoi ricordi, disponibili grazie all'intelligenza artificiale. Vogliamo abbattere il confine tra digitale e reale e ci stiamo lavorando».
Il progetto di Vera nasce il 26 settembre 2022, ma è una storia tutta da scrivere che porta con sé una ventata di innovazione. Abbiamo incontrato Marco, Teresa e Maria Luisa per approfondire la nascita di Vera e il suo messaggio.
Come nasce l'idea di Vera Wise?
«Il nostro recente passato come artisti nell'arte contemporanea, che ci ha visto partecipare a mostre fino al 2013, ci ha portato a un passo successivo: dedicarci all'arte applicata per creare video in 3D e animazione. L'anno scorso abbiamo sentito l'esigenza di creare un progetto tutto nostro, così abbiamo pensato di creare una persona che non esiste e di farla vivere sui social. È una pura operazione artistica con cui vogliamo diffondere valori. Allo stesso modo in cui un regista gira il suo film e un scrittore pubblica il suo libro, anche noi abbiamo scelto la computer grafica come mezzo per esprimerci. Del resto, si tratta di un filone già ben avviato nel mondo dei videogiochi e degli avatar. Abbiamo cavalcato quest'onda per creare qualcuno che potesse essere vicino alla generazione Z e comunicare con i giovani».
Come descrivete Vera?
«Vera è un personaggio autoironico, transmediale, fluido, capace di adattarsi a tante forme di storytelling. La immaginiamo a cinema, in film o cortometraggi, ma anche nelle esperienze immersive e di VR (Virtual Reality). Vera nasce come fotografa autoritrattista, ma le piace dilettarsi anche come modella. L'avatar di Vera è più stilizzato rispetto a come si presenta la sua versione fotorealistica, che è quella originale, a cui abbiamo lavorato in quattro per ben quattro mesi. Noi abbiamo tanti spunti per la sua evoluzione. Aspettiamo però che sia il corso degli eventi a decidere cosà potrà diventare. Potrà essere ciò che vuole, nel rispetto della sua identità, non vogliamo snaturarla. Ha il compito di divulgare in maniera etica l'utilizzo dell'intelligenza artificiale. Abbiamo specificato subito anche il suo orientamento sessuale: Vera è lesbica e non lo nasconde. Ha anche dei segni particolari: un neo e un QR Code sul braccio sinistro, che permetterà agli utenti di accedere al suo mondo privato, fatto di ricordi che sono un ponte tra il mondo umano e quello digitale».
Qual è stata la reazione al vostro progetto sul web e sui social?
«Ci fanno sorridere i direct messages che le arrivano su Instagram. Alcuni utenti hanno scritto a Vera per chiederle se sapesse ballare la pizzica o se sapesse preparare le orecchiette. Le arrivano persino messaggi di buongiorno e di buonanotte. Non mancano neanche avances e complimenti: Vera è esposta a commenti come tutte le donne sul web. C'è persino chi ha pensato che Vera sia un catfish, ossia una persona che finge di essere qualcun altro. Noi invitiamo sempre gli utenti a considerare Vera per ciò che è, stando al gioco, senza prenderla troppo sul serio».
Qualche curiosità legata a Vera?
«Con Vera abbiamo persino usato l'astrologia in modo creativo, per definirne il carattere. Le abbiamo dato una data e un'ora di nascita, che coincide con il momento in cui abbiamo scelto il suo nome, alle 02:22 di notte».
Come immaginate il suo futuro?
«Il futuro di Vera è tutto da scrivere. Stiamo pensando di partecipare a bandi che ci darebbero la possibilità di sviluppare altre caratteristiche. Vorremmo renderla indipendente e se ci saranno collaborazioni commerciali da farle svolgere, ben venga. L'obiettivo del 2023 è organizzare una mostra in cui esporre i suoi ricordi, disponibili grazie all'intelligenza artificiale. Vogliamo abbattere il confine tra digitale e reale e ci stiamo lavorando».