Territorio
Alla scoperta della Cipolla di Margherita IGP, risorsa del territorio che guarda al futuro
Le ultime novità del progetto “Cipomar”: intervista alla professoressa Giulia Conversa e al presidente del Consorzio Giuseppe Castiglione
Puglia - venerdì 25 marzo 2022
10.46
È un ingrediente importante della dieta mediterranea, e oltre ad avere proprietà antinfiammatorie naturali, vitamine e sali minerali, è una vera risorsa del nostro territorio. Parliamo della cipolla bianca di Margherita di Savoia, a cui dal 2015 si associa anche il marchio IGP - Indicazione Geografica Protetta. È la firma che sancisce il legato di questo prodotto alla terra da cui nasce, l'area compresa tra Margherita di Savoia, Zapponeta e Manfredonia. Da qui la cipolla bianca ha "fatto strada" arrivando anche nei supermercati della grande distribuzione, ma il futuro è ancora tutto da scrivere, grazie anche alle ultime ricerche in campo tecnologico.
Esiste infatti un progetto denominato "Cipomar" che, in collaborazione con il Consorzio per la tutela e valorizzazione della cipolla bianca di Margherita IGP, sta studiando le caratteristiche uniche di questo prodotto e si sta impegnando per la sua tutela e una maggiore diffusione.
Per scoprirne di più abbiamo intervistato la prof.ssa Giulia Conversa della facoltà di agraria dell'Università degli Studi di Foggia e il dott. Giuseppe Castiglione, presidente del Consorzio per la tutela e valorizzazione della cipolla bianca di Margherita IGP.
La denominazione IGP nasce nel 2015: da allora a oggi qual è stata la storia della Cipolla bianca di Margherita?
«Subito dopo il riconoscimento della Indicazione Geografica Protetta (IGP) per la cipolla bianca che viene coltivata negli arenili di Margherita di Savoia e Zapponeta è stato costituito il Consorzio per la valorizzazione e la tutela di questo prodotto». «Il ruolo svolto dal Consorzio si articola essenzialmente su tre aspetti:
«L'attività di promozione svolta dal Consorzio ha consentito la presenza delle Cipolla bianca di Margherita sui mercati a livello nazionale, ormai in quasi tutte le regioni; quello che ancora manca sono le risorse finanziarie per essere presenti con promozione e pubblicità sui grandi mezzi di comunicazione, Tv nazionali, organi di stampa nazionali. Per sopperire si sta cercando di utilizzare al meglio i social, ma non è la stessa cosa. Una grande campagna pubblicitaria consentirebbe di aumentare notevolmente le vendite perché questa cipolla è un prodotto di alto livello e qualità, per il gusto dolce, la succulenza e croccantezza che conquisterebbe il consenso di tanti altri consumatori. Questo è il muro che il Consorzio deve superare».
Uno degli aspetti di cui si sta occupando il progetto CIPOMAR è la meccanizzazione del processo produttivo, diversamente da quanto accade oggi, con le coltivazioni manuali. Il mancato ricambio generazionale nel campo dell'agricoltura può essere un problema per il futuro della cipolla di Margherita?
«Per una coltura come la Cipolla bianca di Margherita in cui le operazioni di trapianto e raccolta sono ancora eseguite manualmente, la mancanza di manodopera può senz'altro essere un problema. Soprattutto per il trapianto è fondamentale il lavoro sapiente di agricoltori che custodiscono 'tecniche' apprese dai padri. Tuttavia la carenza di manodopera specializzata in queste operazioni e l'aumento dei costi impone la ricerca di alternative. Quello della introduzione della meccanizzazione del trapianto e della raccolta della cipolla IGP è uno degli obiettivi del Progetto CIPOMAR. La natura sabbiosa dei terreni e la dimensione molto ridotta degli appezzamenti su cui viene coltivata la cipolla hanno sempre ostacolato l'impiego di macchine progettate per altri contesti. Nell'ambito del progetto CIPOMAR è stato possibile progettare, adeguare e mettere a punto una macchina trapiantatrice che ha dato ottimi risultati e soddisfatto i produttori di cipolla. Si attende la raccolta, ormai prossima, per testare anche una macchina raccoglitrice». «Gli altri aspetti principali considerati dal progetto CIPOMAR riguardano la produzione di semi da autoimpollinazione per le tre selezioni 'marzaiola', 'maggiaiola' e 'giugnese', la gestione della ecocompatibile delle malattie anche attraverso un sistema di supporto alle decisioni per gli agricoltori e la conservazione dei bulbi dopo la raccolta per aumentare il periodo di commercializzazione».
La cipolla bianca di Margherita è parte del patrimonio di questo territorio. Come potrà essere preservata e che ruolo gioca il vostro progetto in tal senso?
«La cipolla è una parte determinante della storia e della identità del territorio, insieme al sale. Il Consorzio attraverso il progetto CIPOMAR sta guardando al futuro in due modi, la meccanizzazione di alcune fasi, e l'eliminazione dei fitofarmaci per offrire ai consumatori la garanzia di un prodotto fatto alla stessa maniera dei primi produttori di tre secoli fa. Sebbene in futuro sarà necessario introdurre la meccanizzazione, la sensibilità e la capacità dell'uomo è difficile da sostituire e dunque la tecnica tradizionale di produzione della cipolla di Margherita sarà comunque conservata.
Attingere dal passato per guardare al futuro è la linea guida del Consorzio, e con tutte le difficoltà che si potranno incontrare, l'obiettivo è arrivare ad avere un prodotto che, oltre ad essere espressione della biodiversità locale, possa essere anche biologico. Ed in questo il Consorzio sa di poter contare nel futuro come negli anni passati sulla collaborazione del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimenti, Risorse naturali ed Ingegneria dell'Università di Foggia».
Esiste infatti un progetto denominato "Cipomar" che, in collaborazione con il Consorzio per la tutela e valorizzazione della cipolla bianca di Margherita IGP, sta studiando le caratteristiche uniche di questo prodotto e si sta impegnando per la sua tutela e una maggiore diffusione.
Per scoprirne di più abbiamo intervistato la prof.ssa Giulia Conversa della facoltà di agraria dell'Università degli Studi di Foggia e il dott. Giuseppe Castiglione, presidente del Consorzio per la tutela e valorizzazione della cipolla bianca di Margherita IGP.
La denominazione IGP nasce nel 2015: da allora a oggi qual è stata la storia della Cipolla bianca di Margherita?
«Subito dopo il riconoscimento della Indicazione Geografica Protetta (IGP) per la cipolla bianca che viene coltivata negli arenili di Margherita di Savoia e Zapponeta è stato costituito il Consorzio per la valorizzazione e la tutela di questo prodotto». «Il ruolo svolto dal Consorzio si articola essenzialmente su tre aspetti:
- Consorzio come punto di riferimento dei produttori che finalmente hanno la possibilità di confrontarsi tra di loro e con gli altri componenti della filiera come i commercianti. Chi ha aderito al Consorzio è uscito dall'isolamento e questo è un risultato notevole che può essere una chance in più per il futuro;
- L'attività di promozione e valorizzazione condotta in questi anni con pochi mezzi, utilizzando tutte le opportunità di finanziamenti regionali, nazionali, comunitari, tra cui il Progetto regionale 'Innovazioni per il miglioramento produttivo della Cipolla di Margherita IGP' il cui acronimo è CIPOMAR. Sono state fatte comunque belle iniziative: lo scorso anno sono stati coinvolti tre pugliesi d'eccezione, Lino Banfi, Renzo Arbore e Mario Tozzi che hanno ripescato nei loro ricordi il rapporto con questa meravigliosa cipolla; a livello locale, è stata organizzata una "Festa della cipolla" che ha coinvolto i consorzi di tutela di tutta Italia che hanno portato a Margherita di Savoia i loro prodotti, il Consorzio è stato per due giorni al centro delle attenzioni delle IGP e DOP nazionali (consorzio del grana padano, il pomodoro di Pachino, l'aceto balsamico di Modena per citare quelli più lontani). Il Consorzio partecipa tutti gli anni a fiere di livello internazionale come quella di Berlino.
- Promozione della commercializzazione. La cipolla bianca dal riconoscimento IGP è entrata a pieno titolo nel canale della grande distribuzione, Coop, Conad, Lidl, Penny, Esselunga ecc. riuscendo a compensare le minori richieste dei canali commerciali tradizionali».
«L'attività di promozione svolta dal Consorzio ha consentito la presenza delle Cipolla bianca di Margherita sui mercati a livello nazionale, ormai in quasi tutte le regioni; quello che ancora manca sono le risorse finanziarie per essere presenti con promozione e pubblicità sui grandi mezzi di comunicazione, Tv nazionali, organi di stampa nazionali. Per sopperire si sta cercando di utilizzare al meglio i social, ma non è la stessa cosa. Una grande campagna pubblicitaria consentirebbe di aumentare notevolmente le vendite perché questa cipolla è un prodotto di alto livello e qualità, per il gusto dolce, la succulenza e croccantezza che conquisterebbe il consenso di tanti altri consumatori. Questo è il muro che il Consorzio deve superare».
Uno degli aspetti di cui si sta occupando il progetto CIPOMAR è la meccanizzazione del processo produttivo, diversamente da quanto accade oggi, con le coltivazioni manuali. Il mancato ricambio generazionale nel campo dell'agricoltura può essere un problema per il futuro della cipolla di Margherita?
«Per una coltura come la Cipolla bianca di Margherita in cui le operazioni di trapianto e raccolta sono ancora eseguite manualmente, la mancanza di manodopera può senz'altro essere un problema. Soprattutto per il trapianto è fondamentale il lavoro sapiente di agricoltori che custodiscono 'tecniche' apprese dai padri. Tuttavia la carenza di manodopera specializzata in queste operazioni e l'aumento dei costi impone la ricerca di alternative. Quello della introduzione della meccanizzazione del trapianto e della raccolta della cipolla IGP è uno degli obiettivi del Progetto CIPOMAR. La natura sabbiosa dei terreni e la dimensione molto ridotta degli appezzamenti su cui viene coltivata la cipolla hanno sempre ostacolato l'impiego di macchine progettate per altri contesti. Nell'ambito del progetto CIPOMAR è stato possibile progettare, adeguare e mettere a punto una macchina trapiantatrice che ha dato ottimi risultati e soddisfatto i produttori di cipolla. Si attende la raccolta, ormai prossima, per testare anche una macchina raccoglitrice». «Gli altri aspetti principali considerati dal progetto CIPOMAR riguardano la produzione di semi da autoimpollinazione per le tre selezioni 'marzaiola', 'maggiaiola' e 'giugnese', la gestione della ecocompatibile delle malattie anche attraverso un sistema di supporto alle decisioni per gli agricoltori e la conservazione dei bulbi dopo la raccolta per aumentare il periodo di commercializzazione».
La cipolla bianca di Margherita è parte del patrimonio di questo territorio. Come potrà essere preservata e che ruolo gioca il vostro progetto in tal senso?
«La cipolla è una parte determinante della storia e della identità del territorio, insieme al sale. Il Consorzio attraverso il progetto CIPOMAR sta guardando al futuro in due modi, la meccanizzazione di alcune fasi, e l'eliminazione dei fitofarmaci per offrire ai consumatori la garanzia di un prodotto fatto alla stessa maniera dei primi produttori di tre secoli fa. Sebbene in futuro sarà necessario introdurre la meccanizzazione, la sensibilità e la capacità dell'uomo è difficile da sostituire e dunque la tecnica tradizionale di produzione della cipolla di Margherita sarà comunque conservata.
Attingere dal passato per guardare al futuro è la linea guida del Consorzio, e con tutte le difficoltà che si potranno incontrare, l'obiettivo è arrivare ad avere un prodotto che, oltre ad essere espressione della biodiversità locale, possa essere anche biologico. Ed in questo il Consorzio sa di poter contare nel futuro come negli anni passati sulla collaborazione del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimenti, Risorse naturali ed Ingegneria dell'Università di Foggia».