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Apertura dell'anno giubilare, le parole dell'arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie

L'omelia di Monsignor Leonardo D'Ascenzo nella concelebrazione eucaristica

A Roma è cominciato la sera del 24 dicembre scorso l'atteso anno giubilare con l'apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro. L'arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie, monsignor Leonardo D'Ascenzo, ha affidato alla sua omelia nella concelebrazione eucaristica di apertura dell'Anno Giubilare nell'Arcidiocesi, in Cattedrale a Trani, le proprie riflessioni sull'Anno Santo appena cominciato.
L'omelia del arcivescovo Mons. Leonardo D'Ascenzo per l'apertura dell'anno giubilare
"Con l'apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro, la sera del 24 dicembre scorso, Papa Francesco ha inaugurato il Giubileo per la Chiesa universale. Oggi in questa chiesa Cattedrale, come in tutte le diocesi del mondo, celebriamo l'apertura diocesana del Giubileo.

Dice Papa Francesco: "La speranza è una delle tre virtù teologali, che si chiamano così perché possiamo viverle solo grazie al dono di Dio, ed è la sorella minore delle altre due: la fede e la carità. Possiamo immaginarla tenuta per mano dalle due più grandi, ma in realtà è lei a guidarle. È quella virtù umile che corre sotto il pelo dell'acqua della vita, ma che ci sostiene per non farci annegare tra le difficoltà che ci circondano. È la più nascosta, ma è quotidiana" (PAPA FRANCESCO, La speranza non delude mai, Piemme, Milano 2024, p.10).

Pellegrini di speranza è il titolo di questa straordinaria esperienza di grazia per tutti noi. Pellegrini, cioè comunità di battezzati, che camminano insieme, in comunione, verso l'incontro con il Signore, con degli obiettivi da raggiungere. Comunione da costruire e maturare sempre di più, una comunione da accogliere come dono che proviene dall'alto, che in questo anno ci viene proposto in modo sovrabbondante. Obiettivi che, nel contesto del cammino sinodale che ci sta coinvolgendo ed entusiasmando profondamente, desideriamo concretizzare anche nelle scelte che andremo a delineare nell'ambito della pastorale famigliare e giovanile, della cultura, della comunicazione e dei nuovi linguaggi. In questo Anno Santo tutto dovrà convergere e partire dal cuore di Dio, dalla sua infinita misericordia che si fa perdono della colpa morale e remissione della pena temporale legate ai nostri peccati e, da parte nostra, impegno sincero e gioioso di conversione. È Anno Santo perché ci chiama ad impostare con maggiore determinazione la nostra vita come un cammino, un pellegrinaggio verso la santità.

Dice ancora il Papa: "Quando penso alla speranza, penso anche alla Chiesa e alla necessità di contrastare tante cose che ci fanno disperare. Occorre una conversione continua, fatta di atteggiamenti di servizio e non di dominio, occorre ascoltare senza dogmatizzare". Uno degli aspetti del Giubileo nella tradizione ebraica era quello di un anno di riposo della terra. Un anno di riposo perché poi la produzione delle coltivazioni fosse migliore. Come sarebbe bello, quanti ulteriori frutti potremmo produrre se, nella nostra quotidianità, nelle relazioni all'interno delle nostre parrocchie, nelle zone pastorali e nella Chiesa diocesana potessimo vivere un anno di riposo, un anno di riposo dalle chiusure inutili, dalle opposizioni e ostruzionismi immotivati, dalle lamentele e dal chiacchiericcio non costruttivi, dalla rinuncia alla partecipazione personale alla vita della nostra comunità che, a volte, si attribuisce il diritto di impedire anche la partecipazione di altri.

"Tu ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te" (S. Agostino, Confessioni I,1). Il vero cammino, il più difficile ma il più bello, è quello verso il proprio cuore, inquieto finché non sperimenta pace dentro di sé, finché non vive pace con gli altri fratelli e sorelle, finché la pace non abbraccia il mondo intero! L'infinita misericordia di Dio, che è disponibile sempre al perdono delle nostre colpe e, durante il Giubileo, anche alla remissione delle conseguenti pene temporali domanda soltanto la nostra disponibilità ad accogliere tutto ciò che Lui è già disposto ad offrirci. Ciò significa che nella misura in cui sapremo disaffezionarci al peccato potremmo essere aperti ai doni di grazia straordinari come le indulgenze.
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