Eventi e cultura
Resistenza e antifascismo: in Puglia cinque itinerari della memoria
Il progetto copre l'intero territorio regionale, dalla Daunia al Salento
Puglia - mercoledì 13 ottobre 2021
9.54
La guida "Puglia in Viaggio nella Memoria" è il risultato di un ampio progetto di ricerca, affidato da PugliaPromozione all'Istituto pugliese per la storia dell'antifascismo e dell'Italia contemporanea. L'obiettivo di questo piano di promozione storica e turistica è quello di recuperare e valorizzare i luoghi della memoria legati a eventi ed episodi accaduti in Puglia dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, uno dei momenti cruciali della storia nazionale del secolo scorso.
La costruzione di una mappa della memoria, che restituisca alla intera comunità pugliese aspetti significativi del passaggio dalla guerra alla pace e da un regime dispotico ad una società libera, è alla base di questo viaggio del ricordo che pone l'accento su alcuni fenomeni storici che hanno caratterizzato la Puglia del secolo scorso: Antifascismo, Resistenza ed Emigrazione. Il territorio pugliese si caratterizzò tra l'altro per l'istituzione di campi di concentramento in cui furono reclusi ebrei italiani e stranieri, slavi delle aree di confino, oppositori del regime. Un viaggio nel ricordo, dunque, con cinque itinerari, che ha anche come obiettivo quello di sviluppare in Puglia nuove forme di "turismo della memoria", un fenomeno contemporaneo indotto dall'interesse generale nei confronti dell'identità culturale del territorio e della sua storia.
La costruzione di una mappa della memoria, che restituisca alla intera comunità pugliese aspetti significativi del passaggio dalla guerra alla pace e da un regime dispotico ad una società libera, è alla base di questo viaggio del ricordo che pone l'accento su alcuni fenomeni storici che hanno caratterizzato la Puglia del secolo scorso: Antifascismo, Resistenza ed Emigrazione. Il territorio pugliese si caratterizzò tra l'altro per l'istituzione di campi di concentramento in cui furono reclusi ebrei italiani e stranieri, slavi delle aree di confino, oppositori del regime. Un viaggio nel ricordo, dunque, con cinque itinerari, che ha anche come obiettivo quello di sviluppare in Puglia nuove forme di "turismo della memoria", un fenomeno contemporaneo indotto dall'interesse generale nei confronti dell'identità culturale del territorio e della sua storia.
- Nel primo itinerario, legato alla città di Bari, punto di partenza è il centro del capoluogo pugliese, con il suo Teatro comunale intitolato a Niccolò Piccinni, che tra il 1943 e il 1944 fu il baricentro della ripresa della vita politico-istituzionale musicale e teatrale dell'Italia libera. Nel Piccinni si svolse, nel gennaio 1944, il Primo Congresso dei Comitati di Liberazione Nazionale. Il percorso continua in via Dante, con la libreria Laterza, luogo simbolo della resistenza culturale al regime fascista, e in piazza Umberto I con il Monumento ai Caduti della strage del 28 luglio 1943. Si fa tappa poi al Porto e nella Città vecchia per recuperare la memoria della Resistenza del 9 settembre 1943. Si torna nel cuore del quartiere murattiano, con il Palazzo delle Poste, attaccato dai nazisti in fuga.
- Partendo da Bari, in direzione sud-est, a circa 30 chilometri ci si imbatte nella Murgia dei Trulli, una delle aree più caratteristiche della struttura geo-antropica della Puglia, con un paesaggio agrario ricco di colture arboree, nonché dei trulli. Nel territorio di Gioia del Colle, a Marzagaglia, il primo luglio del 1920 si consumò una delle prime stragi in Italia contro il movimento contadino in lotta per condizioni migliori di vita e di lavoro; a Conversano, dopo la conquista socialista del Comune e, in particolare, dopo l'elezione di Giuseppe Di Vagno al Parlamento nel maggio 1921, iniziò una violenta reazione delle squadre fasciste di combattimento nei confronti del deputato socialista, che culminò con il suo assassinio il 25 settembre dello stesso anno. A Turi furono reclusi esponenti significativi dell'opposizione antifascista, anarchici, socialisti, comunisti; in particolare, Antonio Gramsci e Sandro Pertini.
- Lungo la strada da Barletta verso Castel del Monte, nel cuore della Puglia pietrosa, in uno dei paesaggi più suggestivi della regione sotto il profilo artistico e naturalistico, attraversato dalle imponenti strutture dell'Acquedotto pugliese e dalle Ferrovie Calabro-Lucane (oggi Appulo-Lucane), si possono individuare i segni di una delle più vaste e criminose operazioni dei reparti della Wehrmacht. Il Castello edificato da Federico II di Svevia e il palazzo delle Poste di Barletta furono il teatro della violenta reazione dell'esercito tedesco alcuni giorni dopo l'annuncio dell'armistizio.
- In tutta la Daunia meridionale al confine con Basilicata, Campania e Molise, dopo l'annuncio dell'armistizio si dispiegò una sistematica e violenta azione distruttiva da parte dei reparti della Wehrmacht. Le strade erbose dai monti Dauni al Tavoliere, ormai dissolte, tra cui il Tratturo Pescasseroli-Candela, furono testimoni delle violenze degli uomini di Hitler. Masserie isolate, in contrada Valle Cannella, subirono un'orrenda strage e atti di brigantaggio. Le vie di accesso agli abitati di Monteleone di Puglia, Accadia, Sant'Agata di Puglia, Ascoli Satriano, Candela, furono minate con conseguenze nefaste di lungo periodo. Questi territori, segnati in profondità dalla guerra e da rivolte femminili contro la violenza e la miseria, come a Monteleone di Puglia nel 1942, si caratterizzarono per un ulteriore esodo verso le Americhe e verso l'Europa in tutto il secondo dopoguerra.
- L'inizio della veloce ritirata tedesca dalla Puglia, costellata da diffuse azioni distruttive, iniziò dal promontorio di Punta Mèliso e dalla Basilica del Santuario de Finibus Terrae, punta estrema della penisola salentina. Reparti della Wehrmacht nella tarda serata dell'8 settembre fecero saltare due postazioni militari di controllo del Canale d'Otranto, poste nei pressi del faro di Leuca. Tutta la costa a Nord di Santa Maria di Leuca in direzione Otranto, tra cui Tricase Porto e Santa Cesarea, e a Ovest verso Gallipoli, in particolare Santa Maria al Bagno, si trasformò, tra la fine del 1943 e gli inizi del 1947, in un immenso campo profughi gestito dall'UNRRA (United Nations Relief and Rehabilitation Administration) e dalle autorità militari anglo-americane.