Attualità
Domenico Lomuscio, testimone del tempo. Cerimonia in onore del 90enne di Andria
"Operoso testimone di civismo come valore partecipativo in ambito dei beni culturali
Puglia - martedì 26 novembre 2024
10.33
Giovedì 28 novembre con inizio alle ore 17 nell'aula consiliare del Comune di Andria si terrà la cerimonia pubblica di conferimento della targa d'onore al concittadino Domenico Lomuscio per il suo novantesimo compleanno quale "operoso testimone per l'impegno profuso nell'affermazione del Civismo come valore partecipativo in ambito dei Beni Culturali a Canne della Battaglia e Territorio".Promosso dal Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia ODV di Barletta e dall'Associazione "Io ci sono" di Andria nelle persone dei rispettivi Presidenti, i giornalisti Nino Vinella e Savino Montaruli, in collaborazione con l'Associazione Nazionale Bersaglieri, l'evento è stato patrocinato dall'Amministrazione comunale di Andria: parteciperanno per l'Ente civico il Sindaco Avv. Giovanna Bruno ed il Presidente del Consiglio comunale Dott. Giovanni Vurchio.
Una videoproiezione delle immagini e dei filmati d'epoca precederà la cerimonia.
Ecco alcune note storico-biografiche. Domenico Lomuscio, da sempre conosciuto con l'affettuoso Mimì, è stato per lungo tempo in servizio come ferroviere presso la Stazione di Canne della Battaglia sulla storica linea Barletta-Spinazzola (di fronte alla Cittadella che domina la Valle dell'Ofanto teatro della famosa vittoria di Annibale nel 216 avanti Cristo), dove ha vissuto nei tempi pionieristici per il sito archeologico assistendo e collaborando con lo scopritore dei Sepolcreti, l'eminente archeologo Prof. Michele Gervasio, nello svolgimento delle campagne di scavi fra gli Anni Trenta e Cinquanta del secolo scorso.
"Avevo due anni e mezzo quel 12 aprile 1937, quando mano a mano di mio padre Francesco da Andria ci trasferimmo nella stazioncina che allora si chiamava Canne Scavi ed era un semplice casello. Papà fu il primo ferroviere a fare servizio su quella linea nell'area archeologica: eravamo l'unica famiglia nel raggio di parecchi chilometri. Ci svegliavamo e andavamo a dormire guardando la cittadella, che allora era un pascolo per greggi sull'Ofanto. Ma io – dice Mimì come lo chiamano con affetto amici e vecchi compagni di lavoro - ho avuto la fortuna di conoscere tutti quelli che hanno contributo per primi a fare grande e famosa Canne, dal generale Ludovico, fondatore del "Comitato pro Canne", al professor Michele Gervasio (scopritore dei sepolcreti) negli anni Cinquanta, pionieri dell'archeologia ai tempi dell'apertura della prima mostra fotografica al museo".
Fu il padre, Francesco Lomuscio, l'uomo che cambiò la storia di Canne e la vita dell'archeologo Michele Gervasio. Prima di conoscere il capostazione, lo studioso di guerre puniche spendeva le sue giornate a cercare spicchi d'ossa soggiornando in isolamento in una masseria. Lomuscio padre disse: «Cumpa', ma che cosa andate cercando, ossa? Quando faccio la semina nel mio campo ne vedo tante».
Nell'agosto 1954, questa stazioncina imbandierata dai tricolori passò alla storia dei cinegiornali quando, in una mattinata di festa popolare piena di sole coi militari in libera uscita e le famiglie a fare merenda sui prati, gli operatori dell'Istituto Luce ripresero l'arrivo della mitica "littorina" dalla quale scendevano politici ed autorità per inaugurare il vicino Museo ai piedi della cittadella niente meno che alla presenza di un giovanissimo Aldo Moro, allora ministro della Pubblica Istruzione.
Una videoproiezione delle immagini e dei filmati d'epoca precederà la cerimonia.
Ecco alcune note storico-biografiche. Domenico Lomuscio, da sempre conosciuto con l'affettuoso Mimì, è stato per lungo tempo in servizio come ferroviere presso la Stazione di Canne della Battaglia sulla storica linea Barletta-Spinazzola (di fronte alla Cittadella che domina la Valle dell'Ofanto teatro della famosa vittoria di Annibale nel 216 avanti Cristo), dove ha vissuto nei tempi pionieristici per il sito archeologico assistendo e collaborando con lo scopritore dei Sepolcreti, l'eminente archeologo Prof. Michele Gervasio, nello svolgimento delle campagne di scavi fra gli Anni Trenta e Cinquanta del secolo scorso.
"Avevo due anni e mezzo quel 12 aprile 1937, quando mano a mano di mio padre Francesco da Andria ci trasferimmo nella stazioncina che allora si chiamava Canne Scavi ed era un semplice casello. Papà fu il primo ferroviere a fare servizio su quella linea nell'area archeologica: eravamo l'unica famiglia nel raggio di parecchi chilometri. Ci svegliavamo e andavamo a dormire guardando la cittadella, che allora era un pascolo per greggi sull'Ofanto. Ma io – dice Mimì come lo chiamano con affetto amici e vecchi compagni di lavoro - ho avuto la fortuna di conoscere tutti quelli che hanno contributo per primi a fare grande e famosa Canne, dal generale Ludovico, fondatore del "Comitato pro Canne", al professor Michele Gervasio (scopritore dei sepolcreti) negli anni Cinquanta, pionieri dell'archeologia ai tempi dell'apertura della prima mostra fotografica al museo".
Fu il padre, Francesco Lomuscio, l'uomo che cambiò la storia di Canne e la vita dell'archeologo Michele Gervasio. Prima di conoscere il capostazione, lo studioso di guerre puniche spendeva le sue giornate a cercare spicchi d'ossa soggiornando in isolamento in una masseria. Lomuscio padre disse: «Cumpa', ma che cosa andate cercando, ossa? Quando faccio la semina nel mio campo ne vedo tante».
Nell'agosto 1954, questa stazioncina imbandierata dai tricolori passò alla storia dei cinegiornali quando, in una mattinata di festa popolare piena di sole coi militari in libera uscita e le famiglie a fare merenda sui prati, gli operatori dell'Istituto Luce ripresero l'arrivo della mitica "littorina" dalla quale scendevano politici ed autorità per inaugurare il vicino Museo ai piedi della cittadella niente meno che alla presenza di un giovanissimo Aldo Moro, allora ministro della Pubblica Istruzione.