Attualità
Festa dei lavoratori, a Bari si celebra la figura di Giuseppe Di Vittorio
L'iniziativa della Cgil per ricordare il sindacalista pugliese che respinse l'assalto dei fascisti nel 1922
Puglia - lunedì 1 maggio 2023
13.17
Bari celebra la figura di Giuseppe Di Vittorio nel giorno della festa dei lavoratori. In occasione del primo maggio, la Cgil Bari e la Cgil Puglia hanno organizzato la deposizione di una corona di fiori in largo Chiurlia, ai piedi della lapide che ricorda proprio il sindacalista che, nel 1922, respinse l'assalto fascista alla camera del lavoro di Bari vecchia.
«C'è un filo rosso che unisce il 25 aprile con il primo maggio - si ricorda sulle pagine di Cgil Bari. È il filo rosso della nostra costituzione che lega due momenti fondamentali della storia: la liberazione ottenuta dalla resistenza antifascista e il diritto conquistato con decenni di lotte dai lavoratori».
«L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro – afferma Pino Gesmundo, segretario generale Cgil Puglia – è stato fortemente voluto dai nostri costituenti, dava centralità al lavoro nella democrazia nascente, come valore sociale e anche strumento per condurre una vita dignitosa e assieme contribuire allo sviluppo del Paese. Da un bel po' di tempo invece il valore è considerato una merce, le persone corpi da spremere, e si è arrivati all'assurdo che si è poveri anche lavorando. Allora da questo Primo Maggio il messaggio che si deve alzare con forza è quello dell'orgoglio del mondo del lavoro, che rivendica dignità e tutela. Basta con teorie che non hanno prodotto alcuna crescita, basta con precariato e salari da fame: o si investe su buona occupazione, sulla sicurezza, sulla stabilità, o condanniamo questo Paese per sempre. Non a caso i nostri giovani, specie quelli più formati, scappano all'estero, esponendo soprattutto le aree del Mezzogiorno, quelle che più hanno bisogno di essere sostenute, a un rischio desertificazione demografica. Perché senza un lavoro e un salario dignitoso anche chi resta ha poco da progettare di metter su famiglia e fare figli. Altro che la propaganda di questo Governo, i pochi euro messi in tasca ai lavoratori e i fringe benefit. A che servono se di contro si approvano norme che precarizzano ulteriormente il lavoro a termine, se si taglia il welfare a partire dalla sanità, se non si supporta una crescita dei salari a partire da differenti politiche fiscali? Lo stesso vale per le pensioni di oggi su cui si fa cassa, e del futuro, impossibili da costruire con impieghi intermittenti e atipici e, per chi ci riuscirà, con assegni da fame».
«C'è un filo rosso che unisce il 25 aprile con il primo maggio - si ricorda sulle pagine di Cgil Bari. È il filo rosso della nostra costituzione che lega due momenti fondamentali della storia: la liberazione ottenuta dalla resistenza antifascista e il diritto conquistato con decenni di lotte dai lavoratori».
«L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro – afferma Pino Gesmundo, segretario generale Cgil Puglia – è stato fortemente voluto dai nostri costituenti, dava centralità al lavoro nella democrazia nascente, come valore sociale e anche strumento per condurre una vita dignitosa e assieme contribuire allo sviluppo del Paese. Da un bel po' di tempo invece il valore è considerato una merce, le persone corpi da spremere, e si è arrivati all'assurdo che si è poveri anche lavorando. Allora da questo Primo Maggio il messaggio che si deve alzare con forza è quello dell'orgoglio del mondo del lavoro, che rivendica dignità e tutela. Basta con teorie che non hanno prodotto alcuna crescita, basta con precariato e salari da fame: o si investe su buona occupazione, sulla sicurezza, sulla stabilità, o condanniamo questo Paese per sempre. Non a caso i nostri giovani, specie quelli più formati, scappano all'estero, esponendo soprattutto le aree del Mezzogiorno, quelle che più hanno bisogno di essere sostenute, a un rischio desertificazione demografica. Perché senza un lavoro e un salario dignitoso anche chi resta ha poco da progettare di metter su famiglia e fare figli. Altro che la propaganda di questo Governo, i pochi euro messi in tasca ai lavoratori e i fringe benefit. A che servono se di contro si approvano norme che precarizzano ulteriormente il lavoro a termine, se si taglia il welfare a partire dalla sanità, se non si supporta una crescita dei salari a partire da differenti politiche fiscali? Lo stesso vale per le pensioni di oggi su cui si fa cassa, e del futuro, impossibili da costruire con impieghi intermittenti e atipici e, per chi ci riuscirà, con assegni da fame».