Cronaca
Macellazione clandestina in provincia di Taranto: 4 arresti
In manette alcuni imprenditori agricoli
Puglia - venerdì 9 settembre 2022
17.51
I Carabinieri di Taranto hanno notificato quattro ordinanze di custodia cautelare (tre in carcere e una ai domiciliari) a un uomo già condannato per associazione mafiosa, ai due figli e a un nipote: per oltre dieci anni avrebbero tenuto sotto scacco diversi imprenditori agricoli del Tarantino con minacce, intimidazioni, danneggiamenti ed estorsioni per appropriarsi di aree in cui far pascolare i propri animali che venivano poi macellati clandestinamente: per questo
Gli investigatori hanno concentrato le indagini su una zona compresa tra i comuni di Pulsano, Leporano, Lizzano e Taranto. Secondo l'accusa gli indagati, dopo aver occupato abusivamente un'antica masseria e le relative aree di pascolo, da destinare a ricovero degli animali e alla macellazione clandestina, avrebbero acquisito il controllo dei terreni esercitando una consistente forza intimidatrice nei confronti di numerosi imprenditori agricoli costretti a subire le invasioni dei capi di bestiame (oltre mille) di proprietà dell'azienda agricola riconducibile agli indagati.
I numerosi atti ritorsivi (incendi e danneggiamenti) e intimidatori commessi, anche con l'uso delle armi, ai danni di quegli imprenditori che avevano protestato o che si erano rivolti ai Carabinieri, avevano ingenerato nelle vittime un particolare timore nel denunciare i soprusi subiti. In molti preferivano ricercare un compromesso con gli indagati pur di salvare le proprie aziende. Alcune vittime hanno rotto il muro del silenzio fornendo collaborazione.
A vario titolo sono contestati i reati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di introduzione di animali nel fondo altrui e pascolo abusivo, estorsione, incendio, danneggiamento e occupazione di edificio, oltre che di detenzione e porto illegale di armi, furto e minaccia.
Gli investigatori hanno concentrato le indagini su una zona compresa tra i comuni di Pulsano, Leporano, Lizzano e Taranto. Secondo l'accusa gli indagati, dopo aver occupato abusivamente un'antica masseria e le relative aree di pascolo, da destinare a ricovero degli animali e alla macellazione clandestina, avrebbero acquisito il controllo dei terreni esercitando una consistente forza intimidatrice nei confronti di numerosi imprenditori agricoli costretti a subire le invasioni dei capi di bestiame (oltre mille) di proprietà dell'azienda agricola riconducibile agli indagati.
I numerosi atti ritorsivi (incendi e danneggiamenti) e intimidatori commessi, anche con l'uso delle armi, ai danni di quegli imprenditori che avevano protestato o che si erano rivolti ai Carabinieri, avevano ingenerato nelle vittime un particolare timore nel denunciare i soprusi subiti. In molti preferivano ricercare un compromesso con gli indagati pur di salvare le proprie aziende. Alcune vittime hanno rotto il muro del silenzio fornendo collaborazione.
A vario titolo sono contestati i reati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di introduzione di animali nel fondo altrui e pascolo abusivo, estorsione, incendio, danneggiamento e occupazione di edificio, oltre che di detenzione e porto illegale di armi, furto e minaccia.