Cronaca
Puglia, detenuto di Lecce evade da Bari, era al Policlinico per aver ingerito una lametta
L'uomo avrebbe spintonato i due agenti di polizia penitenziaria di scorta e avrebbe colpito con una violentissima testata una guardia giurata
Puglia - lunedì 27 settembre 2021
15.55 Comunicato Stampa
Un detenuto del carcere di Bari, di origini leccesi e di circa 29 anni, in carcere per rapina e in attesa di giudizio, è evaso ieri sera verso le 22.30 dal Policlinico, dove era stato condotto dopo aver ingerito una lametta.
Stando ad una prima ricostruzione dei fatti, mentre si sottoponeva ad alcuni prelievi ematici avrebbe spintonato violentemente i due agenti di polizia penitenziaria di scorta, avrebbe colpito con una violentissima testata una guardia giurata del Policlinico e si sarebbe dato alla fuga cercando di dirigersi alla vicina fermata ferroviaria, dove però non sarebbe riuscito a entrare. Immediate sono scattate le ricerche della polizia penitenziaria e delle altre forze dell'ordine.
«Dopo le cinque evasioni nel solo mese di agosto scorso, i parti avvenuti in carcere, la sparatoria di Frosinone - commenta Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria - quest'ennesima fuga di un detenuto non fa altro che confermare la disfatta del sistema penitenziario di cui il Ministero della Giustizia e il Governo dovrebbero prendere concretamente atto, anziché esercitarsi in vuoti proclami o, al più, ricorrere a palliativi. Ormai, come addetti ai lavori, ogni giorno ci chiediamo solo cosa e dove succederà, ma abbiamo assoluta certezza che qualcosa di grave accadrà e i fatti, nostro malgrado, ce lo confermano».
«In tutto questo – continua il Segretario della UILPA PP –, non solo registriamo l'assenza del Governo e l'insipienza del Ministero della Giustizia, ma constatiamo che quando si decide di intervenire lo si fa addirittura nel senso contrario a quello invocato dagli operatori, come nel caso delle direttive sulle perquisizioni di qualche giorno fa. Difatti, nel mentre si prende clamorosamente atto che nelle carceri arrivano con facilità persino le armi da fuoco, come a Frosinone, e il Corpo di polizia penitenziaria invoca protocolli d'intervento, dal ministero partoriscono disposizioni che sono destinate a imbrigliare ulteriormente l'operatività della Polizia penitenziaria e a rendere più lente, difficoltose e prevedibili, se non preannunciate, le perquisizioni straordinarie; in altre parole, quelle perquisizioni che venivano fatte con carattere di urgenza e a sorpresa proprio in circostanze sospette».
«Parimenti – aggiunge De Fazio –, non ci sono segnali concreti nella direzione del rafforzamento degli organici, sono 17mila le unità di Polizia penitenziaria mancanti, e dell'implementazione degli equipaggiamenti: mai come in questo caso sarebbe stato risolutivo il taser o altro dispositivo analogo. Ribadiamo che sulle gravissime disfunzioni delle carceri e la mortificazione degli operatori per colpa della politica va costituita una vera e propria unità di crisi sotto l'egida di Palazzo Chigi e vanno adottate misure immediate con decretazione d'urgenza; in mancanza, il sistema collasserà definitivamente. Anche per queste ragioni, già nelle prossime ore valuteremo insieme ad altre Organizzazioni Sindacali rappresentative le iniziative da intraprendere e che a questo punto appaiono, nostro malgrado, inevitabili».
Stando ad una prima ricostruzione dei fatti, mentre si sottoponeva ad alcuni prelievi ematici avrebbe spintonato violentemente i due agenti di polizia penitenziaria di scorta, avrebbe colpito con una violentissima testata una guardia giurata del Policlinico e si sarebbe dato alla fuga cercando di dirigersi alla vicina fermata ferroviaria, dove però non sarebbe riuscito a entrare. Immediate sono scattate le ricerche della polizia penitenziaria e delle altre forze dell'ordine.
«Dopo le cinque evasioni nel solo mese di agosto scorso, i parti avvenuti in carcere, la sparatoria di Frosinone - commenta Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria - quest'ennesima fuga di un detenuto non fa altro che confermare la disfatta del sistema penitenziario di cui il Ministero della Giustizia e il Governo dovrebbero prendere concretamente atto, anziché esercitarsi in vuoti proclami o, al più, ricorrere a palliativi. Ormai, come addetti ai lavori, ogni giorno ci chiediamo solo cosa e dove succederà, ma abbiamo assoluta certezza che qualcosa di grave accadrà e i fatti, nostro malgrado, ce lo confermano».
«In tutto questo – continua il Segretario della UILPA PP –, non solo registriamo l'assenza del Governo e l'insipienza del Ministero della Giustizia, ma constatiamo che quando si decide di intervenire lo si fa addirittura nel senso contrario a quello invocato dagli operatori, come nel caso delle direttive sulle perquisizioni di qualche giorno fa. Difatti, nel mentre si prende clamorosamente atto che nelle carceri arrivano con facilità persino le armi da fuoco, come a Frosinone, e il Corpo di polizia penitenziaria invoca protocolli d'intervento, dal ministero partoriscono disposizioni che sono destinate a imbrigliare ulteriormente l'operatività della Polizia penitenziaria e a rendere più lente, difficoltose e prevedibili, se non preannunciate, le perquisizioni straordinarie; in altre parole, quelle perquisizioni che venivano fatte con carattere di urgenza e a sorpresa proprio in circostanze sospette».
«Parimenti – aggiunge De Fazio –, non ci sono segnali concreti nella direzione del rafforzamento degli organici, sono 17mila le unità di Polizia penitenziaria mancanti, e dell'implementazione degli equipaggiamenti: mai come in questo caso sarebbe stato risolutivo il taser o altro dispositivo analogo. Ribadiamo che sulle gravissime disfunzioni delle carceri e la mortificazione degli operatori per colpa della politica va costituita una vera e propria unità di crisi sotto l'egida di Palazzo Chigi e vanno adottate misure immediate con decretazione d'urgenza; in mancanza, il sistema collasserà definitivamente. Anche per queste ragioni, già nelle prossime ore valuteremo insieme ad altre Organizzazioni Sindacali rappresentative le iniziative da intraprendere e che a questo punto appaiono, nostro malgrado, inevitabili».