Questa volta la musica salverà il mondo? La risposta di Francesco Lotoro
L'intervista dopo la pubblicazione del suo libro "Un canto salverà il mondo"
Un'altra macchia nera ha inquinato la Storia dell'Umanità.
Quello di cui ci parla Lotoro è una rilettura umana in cui la musica è salvatrice e conservatrice di un testamento capace di superare ogni limite spaziale e temporale e giungere ai posteri. Ha raccolto i suoni, le musiche i canti corali e solitari creati nei treni o nei Campi di internamento, concentramento, sterminio e di prigionia militare, in tutti quei luoghi in cui la consapevolezza che la vita stesse pian piano sfuggendo, era ormai forte.
È sempre più difficile rimanere umani durante una guerra, di conseguenza – secondo il pianista – è difficile anche praticare musica. Creare musica, suonare, cantare durante la Seconda Guerra Mondiale ha letteralmente preservato il genere umano.«La musica è capace di dare logica ai paradossi, nella musica nulla è più reale dell'utopia» dice.
«Non avevano denaro con sé, beni o case, potevano lasciare in eredità soltanto la musica. È stato un meccanismo di conservazione delle energie. I musicisti dai posti più disparati del mondo hanno voluto consegnarci questo testamento musicale. Oggi il nostro compito è quello di trasferire tale patrimonio musicale dalla sfera della Memoria a quella della Letteratura».
Prosegue il tour del suo libro, accolto con tanta curiosità dai giovani e adulti perché, come spiega Lotoro:
Infine, una domanda al pianista sulla guerra che si sta combattendo.«La musica è un pretesto per parlare dei fatti antecedenti, contestuali e successivi alla Seconda Guerra Mondiale, cercando di estrarre attraverso le maglie della prigionia e della deportazione civile e militare la vita l'ingegno, la creatività. Perché la musica è la sintesi perfetta di cuore e intelletto. Se cuore e intelletto vengono messi a dura prova come accaduto in Lager e Gulag, la musica miracolosamente si rinforza nei propri linguaggi e nelle proprie strutture».
Questa volta la musica salverà il mondo?
«In questi giorni di conflitto, uomini e donne ucraine hanno tenuto concerti in Kyiv e Odessa assediate, hanno suonato nei bunker, in alcuni casi il loro canto corale ha fermato i tanks russi. Che la musica salvi il mondo non deve essere soltanto un bell'esercizio di retorica; come afferma lo scrittore Nick Hornby, la musica ha il potere di condurti nel medesimo momento indietro e avanti nel tempo, così che tu provi contemporaneamente nostalgia e speranza.Ciò spinge l'uomo a far musica quando avverte il pericolo e l'angoscia di pensieri di morte che scorrono sullo schermo dell'esistenza come ombre di un teatro cinese. Una guerra finisce quando gli uomini ritrovano il coraggio di guardarsi negli occhi; sino a ieri russi e ucraini erano più che popoli fratelli, le loro lingue sono simili, tanti ucraini parlano il russo come prima lingua e sono sposati con cittadini russi, per noi musicisti, Russia e Ucraina restano un'unica realtà fatta di grandi compositori, pianisti e violinisti nati a Kyiv o Kharkiv e cresciuti artisticamente a Mosca o Leningrado (oggi San Pietroburgo).
Ciò addolora profondamente un musicista prima ancora di ogni altra considerazione sul conflitto. Se la musica salva veramente il mondo, questa è forse la più importante occasione per dimostrarlo».