Cronaca
Spaccio di droga a Barletta, sequestro dei beni alla famiglia del boss Lattanzio
Il valore del patrimonio sottratto ammonta a oltre 2 milioni di euro
Puglia - sabato 6 maggio 2023
9.05
I Carabinieri del Comado Provinciale di Bari hanno eseguito un decreto di sequestro di prevenzione finalizzato alla confisca, emesso dal Tribunale Sezione Misure di Prevenzione di Bari (Presidente dott.ssa Giulia Romanazzi) su richiesta della Procura della Repubblica di Bari - ufficio M.P. - di Bari, a carico di Ruggiero Lattanzio, classe 1961, deceduto il 15 gennaio 2019 a Barletta a seguito di un agguato mortale a colpi di arma da fuoco.
Il proposto figurava nell'ambito della criminalità organizzata del territorio della provincia Barletta Andria Trani quale elemento di spicco dell'omonimo clan, più volte indagato e condannato per aver promosso e diretto un'associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Secondo l'impostazione accusatoria, l'associazione gestiva, con altri gruppi delinquenziali, la piazza di spaccio delle sostanze stupefacenti a Barletta e nelle aree limitrofe, pertanto Ruggiero Lattanzio, ritenuto uno dei capi dell'omonimo clan, è stato più volte condannato in via definitiva a numerosi anni di reclusione.
Il provvedimento ablativo, in modo particolare, è stato eseguito nei confronti della moglie Maria Fiorella e dei figli Emanuele e Salvatore Lattanzio. Il valore del patrimonio sottratto è stimato in oltre 2 milioni di euro, composto da: sette fabbricati (una villa, tre appartamenti e tre box auto); una società di capitali denominata Lattanzio s.r.l.s. ed il relativo compendio aziendale, il cui oggetto sociale è il commercio all'ingrosso di prodotti della pesca freschi, con un volume d'affari complessivo stimato in circa un milione e duecentomila euro; varie disponibilità bancarie e finanziarie presso sei istituti di credito; undici tra automobili, autocarri e motoveicoli.
L'odierno provvedimento emesso dal Tribunale - Sezione Misure di Prevenzione di Bari, accoglie la proposta della Procura della Repubblica - ufficio M.P. - di Bari, formulata sulla base degli accertamenti patrimoniali effettuati dalla Sezione specializzata del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Bari (fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa) che hanno ricostruito sia la carriera criminale del proposto sia gli introiti dell'intero nucleo familiare, fornendo un corposo quadro indiziario in ordine all'illecita provenienza della sua ricchezza, accumulata negli ultimi 30 anni, che costituirebbe il compendio del traffico di droga.
L'importante risultato odierno - frutto della collaborazione tra la magistratura e le componenti investigative - rappresenta un'ulteriore conferma che la criminalità organizzata va contrastata non solo attraverso un'assidua opera di prevenzione e di repressione, ma anche attraverso attente e scrupolose indagini di natura finanziaria e patrimoniale.
Il prezioso strumento fornito dalla c.d. "Normativa Antimafia" combatte le nuove, e più subdole, forme di manifestazione delle mafie, aggredendo i patrimoni accumulati, attraverso le attività illecite, e reimpiegati nel sano tessuto sociale. In questo specifico caso, infatti, i familiari sopracitati, dopo il decesso del proposto, erano certi che il loro cospicuo patrimonio era oramai al sicuro nella loro materiale disponibilità ed ignari che lo stesso potesse essere attaccato e sottratto, da parte dello Stato, rimettendone il valore a favore della collettività.
Il proposto figurava nell'ambito della criminalità organizzata del territorio della provincia Barletta Andria Trani quale elemento di spicco dell'omonimo clan, più volte indagato e condannato per aver promosso e diretto un'associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Secondo l'impostazione accusatoria, l'associazione gestiva, con altri gruppi delinquenziali, la piazza di spaccio delle sostanze stupefacenti a Barletta e nelle aree limitrofe, pertanto Ruggiero Lattanzio, ritenuto uno dei capi dell'omonimo clan, è stato più volte condannato in via definitiva a numerosi anni di reclusione.
Il provvedimento ablativo, in modo particolare, è stato eseguito nei confronti della moglie Maria Fiorella e dei figli Emanuele e Salvatore Lattanzio. Il valore del patrimonio sottratto è stimato in oltre 2 milioni di euro, composto da: sette fabbricati (una villa, tre appartamenti e tre box auto); una società di capitali denominata Lattanzio s.r.l.s. ed il relativo compendio aziendale, il cui oggetto sociale è il commercio all'ingrosso di prodotti della pesca freschi, con un volume d'affari complessivo stimato in circa un milione e duecentomila euro; varie disponibilità bancarie e finanziarie presso sei istituti di credito; undici tra automobili, autocarri e motoveicoli.
L'odierno provvedimento emesso dal Tribunale - Sezione Misure di Prevenzione di Bari, accoglie la proposta della Procura della Repubblica - ufficio M.P. - di Bari, formulata sulla base degli accertamenti patrimoniali effettuati dalla Sezione specializzata del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Bari (fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa) che hanno ricostruito sia la carriera criminale del proposto sia gli introiti dell'intero nucleo familiare, fornendo un corposo quadro indiziario in ordine all'illecita provenienza della sua ricchezza, accumulata negli ultimi 30 anni, che costituirebbe il compendio del traffico di droga.
L'importante risultato odierno - frutto della collaborazione tra la magistratura e le componenti investigative - rappresenta un'ulteriore conferma che la criminalità organizzata va contrastata non solo attraverso un'assidua opera di prevenzione e di repressione, ma anche attraverso attente e scrupolose indagini di natura finanziaria e patrimoniale.
Il prezioso strumento fornito dalla c.d. "Normativa Antimafia" combatte le nuove, e più subdole, forme di manifestazione delle mafie, aggredendo i patrimoni accumulati, attraverso le attività illecite, e reimpiegati nel sano tessuto sociale. In questo specifico caso, infatti, i familiari sopracitati, dopo il decesso del proposto, erano certi che il loro cospicuo patrimonio era oramai al sicuro nella loro materiale disponibilità ed ignari che lo stesso potesse essere attaccato e sottratto, da parte dello Stato, rimettendone il valore a favore della collettività.