Scuola
Tampon box: piccolo gesto di solidarietà dal liceo "Lanza" di Foggia
L’iniziativa messa in atto da tre ragazze del liceo ed esplosa in tutto il territorio
Puglia - venerdì 22 ottobre 2021
10.08
Era il 2019, quattro chiacchiere al bar tra Beatrice Fernandes de Sousa, Chiara Ferrazzano e Martina Stanchi. Si discute di come migliorare il Liceo Lanza di Foggia, quando su Instagram appare una foto di una scatola di assorbenti autogestita. Le ragazze iniziano ad essere incuriosite essendo una questione che le riguarda da vicino, così chiedono di poter fare lo stesso a scuola.
Ancor prima che arrivasse la conferma da chi di dovere, decidono la sera dello stesso giorno di realizzare una piccola scatola in cui inserire gli assorbenti e di presentarla a scuola il giorno dopo, per chiunque ne avesse bisogno.
«Nessuno era a conoscenza di nulla, neanche i professori. Ci siamo completamente autogestite, nella frenesia di quella che era un'iniziativa inclusiva e nata in maniera del tutto casuale». Le ragazze creano ben due scatole da mettere in entrambi i bagni della scuola e ci mettono a fianco un cartello con scritto «Prendine uno se ne hai bisogno, lasciane uno se puoi».
«Il senso è stato creare qualcosa di completamente autogestito e che funzionasse da sé grazie alla collaborazione e alla solidarietà reciproca. Un'iniziativa nata dalle studentesse, per le studentesse» dice Beatrice.
La cosa più bella di tutta questa storia è che anche i ragazzi hanno partecipato, riempendo di volta in volta la scatola. L'iniziativa esplode in tutto il Liceo Lanza e non solo, i professori si complimentano con le ragazze e nessun ha contestato l'idea mettendo in ballo la possibilità di contagio attraverso il passaggio degli assorbenti da una studentessa all'altra. «Adesso che esiste la tampon box non possiamo davvero più farne a meno. Capita spesso di incontrare altre ragazze che ci porgono i complimenti per l'iniziativa».
Beatrice, essendo la rappresentante d'istituto ancora in carica, ha davvero preso a cuore questa iniziativa, tanto che almeno una volta a settimana si rifugia nei bagni per ricaricare il box.
E sulla tampon tax di cui si discute ultimamente? «Abbiamo creato questa iniziativa quando ancora si parlava poco di tassa sugli assorbenti. Proprio perché l'idea è nata in un tempo in cui non si parlava di una possibile riduzione dell'Iva, abbiamo pensato che la solidarietà femminile potesse essere una risposta efficace. Avere il ciclo poi, non è una cosa facoltativa o che si sceglie e non è nemmeno un lusso, per questo credo fermamente che questa tassa debba essere abbassata ancora di più. Vorrei davvero che tutte le scuole distribuissero assorbenti in forma gratuita, non solo in qualche istituto o qualche liceo»
E a scuola avete mai parlato di queste questioni? «Non voglio screditare la mia scuola o la scuola italiana, ma non ne abbiamo mai parlato. A volte durante l'ora di scienze è capitato parlassimo dell'apparato riproduttore femminile e maschile, ma mai della componente psicologica e umana. Tutto sembra avvolto in quella compostezza scolastica che non permette di conoscere a fondo la questione. Al Lanza, per esempio, abbiamo invitato la Croce Rossa Italiana per parlare di educazione sessuale perché moltissimi ragazzi avevano davvero tanti dubbi al riguardo. Gli operatori, infatti, hanno risposto a circa 50 domande, superando il limite orario che ci era stato assegnato per l'assemblea.
Vorrei riproporre il dibattito sull'educazione sessuale e sulle mestruazioni perché non abbiamo mai avuto un momento giusto per parlarne. Non è un tabù. Vorrei che se ne parlasse di più anche con i professori, che si fosse più aperti anche nel porre domande e nel dare risposte.
Con la tampon box abbiamo creato proprio questo: un'occasione per parlarne».
Ancor prima che arrivasse la conferma da chi di dovere, decidono la sera dello stesso giorno di realizzare una piccola scatola in cui inserire gli assorbenti e di presentarla a scuola il giorno dopo, per chiunque ne avesse bisogno.
«Nessuno era a conoscenza di nulla, neanche i professori. Ci siamo completamente autogestite, nella frenesia di quella che era un'iniziativa inclusiva e nata in maniera del tutto casuale». Le ragazze creano ben due scatole da mettere in entrambi i bagni della scuola e ci mettono a fianco un cartello con scritto «Prendine uno se ne hai bisogno, lasciane uno se puoi».
«Il senso è stato creare qualcosa di completamente autogestito e che funzionasse da sé grazie alla collaborazione e alla solidarietà reciproca. Un'iniziativa nata dalle studentesse, per le studentesse» dice Beatrice.
La cosa più bella di tutta questa storia è che anche i ragazzi hanno partecipato, riempendo di volta in volta la scatola. L'iniziativa esplode in tutto il Liceo Lanza e non solo, i professori si complimentano con le ragazze e nessun ha contestato l'idea mettendo in ballo la possibilità di contagio attraverso il passaggio degli assorbenti da una studentessa all'altra. «Adesso che esiste la tampon box non possiamo davvero più farne a meno. Capita spesso di incontrare altre ragazze che ci porgono i complimenti per l'iniziativa».
Beatrice, essendo la rappresentante d'istituto ancora in carica, ha davvero preso a cuore questa iniziativa, tanto che almeno una volta a settimana si rifugia nei bagni per ricaricare il box.
E sulla tampon tax di cui si discute ultimamente? «Abbiamo creato questa iniziativa quando ancora si parlava poco di tassa sugli assorbenti. Proprio perché l'idea è nata in un tempo in cui non si parlava di una possibile riduzione dell'Iva, abbiamo pensato che la solidarietà femminile potesse essere una risposta efficace. Avere il ciclo poi, non è una cosa facoltativa o che si sceglie e non è nemmeno un lusso, per questo credo fermamente che questa tassa debba essere abbassata ancora di più. Vorrei davvero che tutte le scuole distribuissero assorbenti in forma gratuita, non solo in qualche istituto o qualche liceo»
E a scuola avete mai parlato di queste questioni? «Non voglio screditare la mia scuola o la scuola italiana, ma non ne abbiamo mai parlato. A volte durante l'ora di scienze è capitato parlassimo dell'apparato riproduttore femminile e maschile, ma mai della componente psicologica e umana. Tutto sembra avvolto in quella compostezza scolastica che non permette di conoscere a fondo la questione. Al Lanza, per esempio, abbiamo invitato la Croce Rossa Italiana per parlare di educazione sessuale perché moltissimi ragazzi avevano davvero tanti dubbi al riguardo. Gli operatori, infatti, hanno risposto a circa 50 domande, superando il limite orario che ci era stato assegnato per l'assemblea.
Vorrei riproporre il dibattito sull'educazione sessuale e sulle mestruazioni perché non abbiamo mai avuto un momento giusto per parlarne. Non è un tabù. Vorrei che se ne parlasse di più anche con i professori, che si fosse più aperti anche nel porre domande e nel dare risposte.
Con la tampon box abbiamo creato proprio questo: un'occasione per parlarne».