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Torre a Mare, le indagini sull'omicidio: dalla vendetta ad un regolamento di conti

Prosegue l'attività della Squadra Mobile, mentre oggi sarà sarà conferito l’incarico per l'autopsia al medico Vinci

L'ascolto della donna che era con Raffaele Capriati, «non una sua parente, forse la sua compagna», rintracciata dagli inquirenti ma apparsa «poco collaborativa». E poi quello di familiari, di conoscenti e di contatti recenti, oltre a controlli e perquisizioni a sud est di Bari, nelle zone sotto il pieno controllo del clan Strisciuglio.

A ritmo incalzante, per l'intera giornata di ieri, gli inquirenti, con il coordinamento del pubblico ministero antimafia Grazia Errede, hanno continuato le indagini, ma ad oltre quarantotto ore dell'omicidio di «Lello» non c'è nessun indagato. E nemmeno il movente. Potrebbe essersi trattato di vicende di natura personale, di una lite tra giovani leve di due clan rivali - Capriati e Strisciuglio - in cui il 40enne si sarebbe intromesso oppure di un regolamento di conti per gli affari illeciti a Bari.

In particolare quelli legati alla vita notturna, con annessi e derivati, al mondo delle discoteche e del giro dei buttafuori nei locali notturni, un servizio di sicurezza che funziona e fa profitti. Dai locali alla droga, il business si accende al calar del sole. E proprio in questa prassi Raffaele Capriati potrebbe avere preso il posto di suo fratello Mimmo, ucciso il 21 novembre 2018. Intanto si prosegue a mappare tutta la zona di via Bari, alla ricerca delle telecamere di sorveglianza più vicine.

Dagli occhi elettronici, infatti, tra i numerosi veicoli di passaggi, si cercherà di stabilire quale possa essere stato quello utilizzato dall'omicida. La salma, intanto, è stata trasferita presso l'Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Bari. Nella mattinata di oggi, intanto, sarà conferito l'incarico al professore Francesco Vinci.
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