
Attualità
Tracollo del grano duro: CIA Puglia chiede aiuto al Governo Meloni
Ribassi alle borse merci di Bari e Foggia
Puglia - giovedì 10 aprile 2025
9.35
A seguito del tracollo del grano duro con annesso ingente danno economico, la CIA Puglia chiede aiuto al Governo Meloni, affinché possa essere salvaguardata l'agricoltura pugliese.
«Ora serve un intervento serio e deciso del Governo. Le speculazioni della parte industriale hanno determinato un vero e proprio tracollo delle quotazioni del grano duro italiano, con danni economici ai nostri produttori superiori a quelli paventati dalla mannaia dei dazi». Gennaro Sicolo, vicepresidente nazionale di CIA Agricoltori Italiani e presidente dell'organizzazione per la Puglia, commenta con queste parole l'ulteriore ribasso delle quotazioni del grano duro italiano. «Va fermata subito questa scellerata spirale al ribasso ed è ora di tornare tutti a mobilitarsi affinché la voce di chi lavora e produce con enormi sacrifici sia finalmente ascoltata».
Nelle ultime sedute delle borse merci di Bari e di Foggia, le diverse qualità di grano duro italiano hanno subito un ribasso rispettivamente di 9 e di 7 euro alla tonnellata. Il grano duro "Fino" è sceso a 315-320 euro alla tonnellata. Il "buono mercantile" si attesta a 305-310, mentre il "mercantile" è già sotto la soglia con un valore economico riconosciuto di 293-298 euro alla tonnellata.
«Il malcontento dei produttori è diffuso e generale», spiega Sicolo. «Si discute giustamente delle gravissime ripercussioni che la guerra dei dazi scatenata da Trump avrà su settori vitali e fondamentali per la nostra economia, compresi i fiori all'occhiello dell'agroalimentare italiano rappresentati dal vino e dal nostro ineguagliabile olio extravergine d'oliva, ma sta passando sotto silenzio la manovra a tenaglia con cui gli speculatori stanno operando una vera e propria azione di 'strozzinaggio' nei confronti della cerealicoltura italiana. I costi di produzione per ogni singolo ettaro di grano sono già di gran lunga superiori ai ricavi».
Questo significa che, dopo le contrazioni già registrate negli scorsi anni, un numero crescente di agricoltori rinuncerà a coltivare grano. Le conseguenze economiche e occupazionali di questa dinamica a perdere sono immaginabili, ma a perderci alla lunga sarà l'intera filiera italiana grano-pasta, compresi i consumatori, poiché «saremo sempre più dipendenti dal grano estero che ha caratteristiche diverse dal nostro ed è spesso prodotto con standard qualitativi e di sicurezza nettamente inferiori. Spesso si tratta di grano estero di dubbia provenienza anche da triangolazioni. Per questo motivo il tracollo del settore cerealicolo è una questione nazionale».
CIA Agricoltori Italiani, sia a livello nazionale sia attraverso la mobilitazione costante e continua di CIA Puglia sul territorio, negli ultimi tre anni ha sollevato con forza la questione cerealicola: petizioni, manifestazioni e un dialogo fitto con le istituzioni a tutti i livelli hanno più volte rimarcato il rischio di una vera e propria "desertificazione" economica per la cerealicoltura italiana.
Le importazioni massicce, lo squilibrio lungo la catena di filiera a tutto svantaggio dei produttori, la crescita dei costi di produzione, la siccità e le croniche lacune infrastrutturali subite dall'agricoltura pugliese stanno mettendo a serio rischio la cerealicoltura, con disinvestimenti resi ormai evidenti dalla diminuzione dei terreni seminati a grano.
«Stiamo lottando con tutte le nostre forze per Granaio Italia e l'attivazione del Registro Telematico. Continueremo a batterci in questa direzione e siamo ancora più convinti che servano ulteriori azioni e anche una presa di posizione forte da parte dei consumatori» è la posizione della CIA che lancia un appello alle autorità statali «Intervenga subito il Governo. Si attivino al più presto possibile tutte le misure di granaio Italia. I consumatori scelgano solo pasta realizzata al 100% con grano italiano. Il Governo nazionale respinga l'azione delle lobby che stanno mettendo a repentaglio la nostra sovranità cerealicola con un ricorso massiccio alle importazioni di grano dall'estero. Invitiamo il Governo a muoversi con ogni mezzo a sua disposizione e a promuovere il consumo della pasta realizzata al 100% con grano italiano».
«Ora serve un intervento serio e deciso del Governo. Le speculazioni della parte industriale hanno determinato un vero e proprio tracollo delle quotazioni del grano duro italiano, con danni economici ai nostri produttori superiori a quelli paventati dalla mannaia dei dazi». Gennaro Sicolo, vicepresidente nazionale di CIA Agricoltori Italiani e presidente dell'organizzazione per la Puglia, commenta con queste parole l'ulteriore ribasso delle quotazioni del grano duro italiano. «Va fermata subito questa scellerata spirale al ribasso ed è ora di tornare tutti a mobilitarsi affinché la voce di chi lavora e produce con enormi sacrifici sia finalmente ascoltata».
Nelle ultime sedute delle borse merci di Bari e di Foggia, le diverse qualità di grano duro italiano hanno subito un ribasso rispettivamente di 9 e di 7 euro alla tonnellata. Il grano duro "Fino" è sceso a 315-320 euro alla tonnellata. Il "buono mercantile" si attesta a 305-310, mentre il "mercantile" è già sotto la soglia con un valore economico riconosciuto di 293-298 euro alla tonnellata.
«Il malcontento dei produttori è diffuso e generale», spiega Sicolo. «Si discute giustamente delle gravissime ripercussioni che la guerra dei dazi scatenata da Trump avrà su settori vitali e fondamentali per la nostra economia, compresi i fiori all'occhiello dell'agroalimentare italiano rappresentati dal vino e dal nostro ineguagliabile olio extravergine d'oliva, ma sta passando sotto silenzio la manovra a tenaglia con cui gli speculatori stanno operando una vera e propria azione di 'strozzinaggio' nei confronti della cerealicoltura italiana. I costi di produzione per ogni singolo ettaro di grano sono già di gran lunga superiori ai ricavi».
Questo significa che, dopo le contrazioni già registrate negli scorsi anni, un numero crescente di agricoltori rinuncerà a coltivare grano. Le conseguenze economiche e occupazionali di questa dinamica a perdere sono immaginabili, ma a perderci alla lunga sarà l'intera filiera italiana grano-pasta, compresi i consumatori, poiché «saremo sempre più dipendenti dal grano estero che ha caratteristiche diverse dal nostro ed è spesso prodotto con standard qualitativi e di sicurezza nettamente inferiori. Spesso si tratta di grano estero di dubbia provenienza anche da triangolazioni. Per questo motivo il tracollo del settore cerealicolo è una questione nazionale».
CIA Agricoltori Italiani, sia a livello nazionale sia attraverso la mobilitazione costante e continua di CIA Puglia sul territorio, negli ultimi tre anni ha sollevato con forza la questione cerealicola: petizioni, manifestazioni e un dialogo fitto con le istituzioni a tutti i livelli hanno più volte rimarcato il rischio di una vera e propria "desertificazione" economica per la cerealicoltura italiana.
Le importazioni massicce, lo squilibrio lungo la catena di filiera a tutto svantaggio dei produttori, la crescita dei costi di produzione, la siccità e le croniche lacune infrastrutturali subite dall'agricoltura pugliese stanno mettendo a serio rischio la cerealicoltura, con disinvestimenti resi ormai evidenti dalla diminuzione dei terreni seminati a grano.
«Stiamo lottando con tutte le nostre forze per Granaio Italia e l'attivazione del Registro Telematico. Continueremo a batterci in questa direzione e siamo ancora più convinti che servano ulteriori azioni e anche una presa di posizione forte da parte dei consumatori» è la posizione della CIA che lancia un appello alle autorità statali «Intervenga subito il Governo. Si attivino al più presto possibile tutte le misure di granaio Italia. I consumatori scelgano solo pasta realizzata al 100% con grano italiano. Il Governo nazionale respinga l'azione delle lobby che stanno mettendo a repentaglio la nostra sovranità cerealicola con un ricorso massiccio alle importazioni di grano dall'estero. Invitiamo il Governo a muoversi con ogni mezzo a sua disposizione e a promuovere il consumo della pasta realizzata al 100% con grano italiano».